Le opposizioni hanno chiesto la sfuducia del ministro Nordio per il suo operato nella vicenda del libico Najeem Osama Almasri, arrestato dalla Digos il 19 gennaio e poi rilasciato nonostante un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale
Ventitré giorni dopo avere spiccato un mandato d'arresto internazionale nei confronti del libico Najeem Osama Almasri, la Corte penale internazionale (Cpi) ha aperto un fascicolo sulla "questione della mancata osservanza da parte dell'Italia di una richiesta di cooperazione per l'arresto e la consegna di Almasri".
Lo ha confermato lunedì il portavoce della Corte penale internazionale, Fadi El Abdallah, precisando come "questo processo non riguarda responsabilità individuali o casi contro persone specifiche".
L'ipotesi è la violazione del comma 7 dell’articolo 87 dello Statuto di Roma che prevede che "se uno Stato Parte non aderisce a una richiesta di cooperazione della Corte, diversamente da come previsto dal presente Statuto, impedendole in tal modo di esercitare le sue funzioni e i suoi poteri in forza del presente Statuto, la Corte può prenderne atto ed investire del caso l’Assemblea degli Stati parti, o il Consiglio di Sicurezza se è stata adita da quest’ultimo".
Dietro alla decisione di aprire il fascicolo, affidato alla Camera preliminare della Cpi, ci sarebbe quella di chiedere al governo italiano spiegazioni formali sui motivi che hanno portato le autorità a ignorare la richiesta di consegna, violando gli obblighi di cooperazione. Nessuna indagine è invece all'orizzonte nei riguardi della premier Giorgia Meloni e dei ministri dell'Interno e della Giustizia, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, dopo il ricorso presentato da un rifugiato sudanese vittima delle torture di Almasri.
Il ministero della Giustizia chiede informalmente alla Cpi chiarimenti
Martedì il ministero della Giustizia italiano ha chiesto alla Corte penale internazionale di avviare consultazioni funzionali a una comune riflessione sulle criticità che hanno connotato il caso Almasri.
L'obiettivo, da quanto si apprende da fonti governative, è quello di scongiurare il ripetersi di situazioni analoghe. Tale richiesta sarebbe quindi arrivata a L'Aia, mentre non c'è stata alcuna notifica, allo stato, inerente un fascicolo della Cpi sull'Italia.
Ciò non è bastato all'opposizione, che contesta sin dal principio l'operato sul caso del ministro, Carlo Nordio, e ha presentato martedì una mozione di sfiducia chiedendo le sue dimissioni.
La mozione contesta la ricostruzione fornita da Nordio in Parlamento a inizio febbraio, sottolineando che in quell'occasione "sono emerse ulteriori incongruenze in merito alle vicende legate al rimpatrio del generale libico Osama Njeem Almasri"
Come è andata la vicenda Almasri
Il capo della polizia giudiziaria di Tripoli era in Europa dal 6 gennaio. Era atterrato a Roma per fare scalo verso Londra. Poi si era spostato indisturbato tra Francia, Germania e Belgio.
Il 16 gennaio era stato fermato a Monaco di Baviera per un controllo di routine e il giorno seguente l'Interpol aveva inviato una segnalazione a sei Stati, anticipando all'Italia che l'uomo avrebbe varcato i suoi confini. Risultava, infatti, una stanza a Torino prenotata a suo nome e un'auto noleggiata in Germania da riconsegnare all'aeroporto di Fiumicino.
Il 18 gennaio era stato fermato in Piemonte, ma successivamente lasciato andare in quanto non risultava su di lui nessun alert attivo. In quello stesso momento, la Cpi stava esaminando nel merito d'urgenza la richiesta d'arresto a suo carico, ferma dal 2 ottobre 2024. Poi era stato emesso il mandato di cattura.
All'alba del 19 gennaio era stato arrestato dalla Digos, per poi trascorrere due notti nel carcere torinese delle Vallette. Il suo fascicolo era stato poi trasmesso a Roma, dove la procura generale della Corte d'Appello si è rivolta al ministro Nordio il 20 gennaio per la convalida della misura.
L'arresto era stato eseguito al fine dell'estradizione, ma con un mandato di cattura internazionale sarebbe servita l'autorizzazione del ministro, che però aveva dichiarato di non essere stato avvisato. La Corte d'Appello non ha quindi convalidato l'arresto.
Il 21 gennaio Almasri è stato infine rilasciato dalle autorità italiane ed espulso in quanto "soggetto pericoloso", su decreto del ministro dell'interno Piantedosi.
L'uomo è stato trasferito in Libia su un aereo militare e non su un volo di linea come avviene invece per i rimpatri dei migranti irregolari.