Tra gli assalitori del tentato golpe potrebbe esserci un cittadino statunitense. L'ambasciatrice Usa a Kinshasa esprime "la sua seria preoccupazione" per "le informazioni riguardo a cittadini statunitensi che sarebbero coinvolti"
Sventato a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, un "tentativo di colpo di Stato" che ha coinvolto "stranieri e congolesi". A dichiararlo domenica 19 maggio il generale Sylvain Ekenge in un breve messaggio alla televisione nazionale.
Ekenge, portavoce dell'esercito congolese, ha parlato dell'arresto di diversi uomini in uniforme e armati, responsabili di aver assalito la residenza del vicepremier e tentato di irrompere in quella del presidente. La situazione sarebbe ora sotto controllo.
Le informazioni sul tentativo di colpo di Stato a Kinshasa
Secondo le ricostruzioni, all'alba di domenica 19 maggio un gruppo di uomini armati ha attaccato il Palazzo presidenziale e la residenza del vice primo ministro Vital Kamerhe, rimasto illeso nell'assalto in cui sono morti un aggressore e due guardie. Il palazzo presidenziale sarebbe poi stato assalito da parte di uomini che sventolavano la bandiera dello Zaire, il nome del Paese durante la dittatura di Mobutu Sese Seko, e che hanno dichiarato l'intenzione di "cambiare le cose nella gestione della Repubblica".
Il gruppo sarebbe stato guidato dal politico non più in esilio Christian Malanga, presidente del Partito congolese per l'unità (Ucp), e formato da un numero imprecisato di persone fra cui un uomo bianco con passaporto statunitense. L'ambasciatrice Usa a Kinshasa ha condannato il tentato golpe e ha espresso "la sua seria preoccupazione" per "le informazioni riguardo a cittadini statunitensi che sarebbero coinvolti".
"Siate sicuri che collaboreremo al massimo con le autorità che stanno indagando su questi fatti criminali e considereremo responsabile ogni cittadino americano coinvolto ", si legge nella dichiarazione pubblicata su X dall'ambasciatrice statunitense Lucy Tamlyn.
Il presidente Felix Tshisekedi sarebbe stato trasferito in luogo sicuro dalla Guardia presidenziale, intervenuta per assicurarne la difesa.