La Corte internazionale di giustizia invita le parti a fissare una somma per il risarcimento: Washington non doveva bloccare i fondi della banca centrale iraniana
L'Iran non potrà ancora sbloccare i quasi due miliardi di dollari della sua banca centrale congelati negli Stati Uniti e utilizzati dal governo americano per risarcire i familiari dell'attentato di Beirut del 1983 in cui morirono 241 soldati americani. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia internazionale dell'Aia, che ha respinto la richiesta del governo di Teheran.
Pur riconoscendo di non avere giurisdizione sui fondi della banca, l'Alta corte ha affermato che gli Stati uniti hanno "violato" gli obblighi derivanti da un trattato di amicizia firmato nel 1955 che non entrava nel merito di questioni legate alle banche centrali dei due Paesi. I due governi dovrebbero negoziare un risarcimento. Una sentenza che ha offerto a entrambe le parti la possibilità di rivendicare una vittoria.
I beni in questione valgono 1,75 miliardi di dollari e sono perlopiù obbligazioni (a cui si accumulano gli interessi). I fondi sono detenuti in un conto della Citibank a New York.
L'attacco del 1983 fu provocato da un bombardamento di una base militare statunitense in Libano, seguito da una seconda esplosione nelle vicinanze. L'Iran ha negato il proprio coinvolgimento, ma nel 2003 un giudice della Corte distrettuale degli Stati Uniti ha ritenuto Teheran responsabile. La sentenza del giudice dice che l'ambasciatore iraniano in Siria all'epoca chiamò "un membro della Guardia Rivoluzionaria iraniana e gli diede istruzioni per istigare l'attentato alla caserma dei Marines".