Euronews ha intervistato Carlos Dada, del sito di informazione El faro, all'origine delle rivelazioni sul patto tra il potere salvadoregno e i gruppi criminali.
Sono rivelazioni scottanti quelle pubblicate dal sito di informazione salvadoregno El Faro, che accusa il governo del Paese di avere preso accordi con le gang criminali locali per tenere sotto controllo le violenze.
Proprio la rottura del patto tra il governo e le "maras", le bande criminali locali, sarebbe secondo le rivelazioni di El Faro all'origine dell'ondata di violenze che ha insanguinato il paese a fine marzo, quando 87 persone hanno perso la vita in soli due giorni.
Da quel momento El Salvador ha instaurato uno stato di emergenza per cercare di tenere sotto controllo criminali, cittadini e media.
"Ora sappiamo che, prima del mese di marzo, i disordini non si erano calmati grazie a un'operazione di polizia organizzata dallo Stato, ma grazie a un accordo con le gang, a cui era stato chiesto di fermare la scia di omicidi", spiega a Euronews Carlos Dada, il direttore del media El Faro, di passaggio in Europa. "Questo vuole dire che hanno la chiave per aprire o chiudere il rubinetto all'origine dello spargimento di sangue dei cittadini salvadoregni", sottolinea Carlos Dada.
La situazione è particolarmente complessa anche per i giornalisti, per i quali parlare delle gang criminali è ormai passibile di condanna. "Solo nel nostro media ci sono 22 giornalisti spiati dal software Pegasus", spiega Carlos Dada. "Per un anno e mezzo siamo stati perseguitati, accusati di commettere crimini, di allearci con i terroristi, di riciclare soldi sporchi o evadere le tasse. Ci sono tuttora giornalisti in esilio a causa degli attacchi e delle minacce di Bukele", continua il giornalista.
Nessuna reazione dalla comunità internazionale
Ciò che sta succedendo a El Salvador, secondo il direttore del media El Faro, dovrebbe fare reagire tutta la comunità internazionale. "Bisognerebbe supportare e accompagnare le associazioni della società civile, le organizzazioni umanitarie, le università e la stampa indipendente a El Salvador".
Agire è urgente secondo il giornalista, che ricorda l'esempio del Nicaragu, dove dopo anni di disordini ignorati dalla comunità internazionale ora il presidente Daniel Ortega governa con il pugno di ferro.