Il consorzio siciliano della canna da zucchero spalanca nuove opportunità all'agricoltura e all'industria della maggiore isola del Mediterraneo
Il Consorzio della Canna da zucchero siciliana promuove il ritorno nell’isola di una produzione che per secoli ha rappresentato una grande risorsa non solo economica ma anche sociale e culturale. L’oro bianco (come veniva definito lo zucchero) ha lasciato profonde tracce nella documentazione storica, nel dialetto, nella pasticceria siciliane. Per questo il Consorzio, oltre alle attività economiche di produzione, lavorazione e trasformazione, punta a valorizzare l’origine e la qualità della materia prima e dei prodotti derivati, promuovendo studi e ricerche sulla storia millenaria della canna da zucchero.
La virtù della cannamele (canna del miele)
La Canna da zucchero ( Saccharum Officinarum ), nota anche come cannamele, è una pianta originaria delle regioni indomalesi, appartenente alla famiglia delle Graminacee. E’ una pianta tropicale perenne, a portamento cespuglioso, che raggiunge in media i 3 / 5 metri d’altezza. "La coltivazione della canna da zucchero era diffusa in tutta l'isola. Dal 1300 al 1500 esistevano, solo nei territori di Palermo, almeno 33 piantagioni di canna da zucchero. Producevano zucchero che veniva venduto in tutta Europa. Genovesi e veneziani vennero qui per acquistare questo zucchero che arrivava fino alla corte dello zar di Russia": ci spiega l'imprenditore siciliano.
La preziosa fibra di canna
La coltivazione della canna da zucchero può portare alla produzione di zucchero, del rum ma anche di altri prodotti ottenuti, ad esempio, dalla bagassa (residui vegetali), le fibre vegetali prodotte dopo la spremitura. Ci sono piatti ecologici realizzati con queste fibre vegetali. Quindi la canna da zucchero propone una valida alternativa alla plastica.