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Costantinopoli contro Mosca: la guerra di religione per l'Ucraina

Costantinopoli contro Mosca: la guerra di religione per l'Ucraina
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Di Vincenzo Genovese
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Costantinopoli contro Mosca: la guerra di religione per l'Ucraina

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Una guerra di religione, ma all'interno della stessa religione. Il conflitto in Ucraina ha accresciuto una frattura già evidente all'interno della Chiesa ortodossa, tra il Patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca.

Costantinopoli contro Mosca

La recente visita in Polonia del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo non deve aver fatto piacere in Russia. Il principale portavoce della Comunità ortodossa nel mondo ha infatti scelto parole di assoluta condanna per l'invasione dell'Ucraina e manifestato tutto il suo sostegno ai profughi fuggiti dal Paese dopo "l'aggressione ingiustificata e ingiustificabile in corso". Bartolomeo ha anche sottolineato le "orribili violenze causate dalla Russia sulla patria sovrana dell'Ucraina": una presa di posizione forte, molto più eloquente del generico appello alla pace che è lecito attendersi da un religioso. 

"La mia unica volontà ora è di essere solidale e pregare con i milioni di rifugiati che sono stati sfollati con la forza"
Bartolomeo
Patriarca di Costantinopoli

Una linea opposta a quella del suo omologo di Mosca. Il Patriarca Kirill, all'inizio di marzo, aveva infatti approvato quella che il Cremlino continua a definire "operazione speciale di pace". Anzi, l'aggressione militare russa è stata rivestita di un significato "metafisico", diventando nelle parole del religioso una sorta di crociata sipirtuale contro l'Occidente liberale, che stava cercando di imporre i suoi costumi corrotti alla popolazione del Donbass. Il Patriarca ha menzionato le parate del gay pride come esempio di decandenza morale ed evidenziato una differenza spirituale che ritiene cruciale fra il mondo russo e quello occidentale.

"Siamo in una lotta che non ha un significato fisico, ma metafisico"
Kirill
Patriarca di Mosca

Questione di autorità

La profonda divisione fra le due autorità religiose nasce dal fatto che la Chiesa ortodossa, al contrario di quella cattolica, non riconosce un'unica figura come propria guida indiscussa. Il Patriarca di Costantinopoli, che ha sede nel quartiere greco di Istanbul e utilizza la dicitura della città all'epoca dell'Impero romano d'Oriente, dispone del titolo di "ecumenico", ma non dell'autorità sugli altri patriarchi. Le sedici chiese della comunità ortodossa sono infatti "autocefale" e il rappresentante di Costantinopoli è considerato un primus inter pares, cioè il primo in onore tra i vescovi ortodossi ma non il loro capo. 

La Chiesa ortodossa russa, ad esempio, sorse nel 988 d.C. con il battesimo del  principe Vladimir I di Kiev ed è guidata dal Patriarcato di Mosca e dal sinodo della capitale. All'interno dei patriarcati possono sorgere delle nuove chiese che chiedono l"autocefalia", ossia il diritto di amministrarsi in modo autonomo. Da un rifiuto di questa concessione da parte del Patriarca di Mosca, nacque nel 1992 il Patriarcato di Kiev, scomunicato dalla chiesa madre. Fino al 2018, quando fu proprio il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli a concedere l"autocefalia" a Kiev, attirandosi le ire di Mosca.

Le trame del Patriarcato di Mosca

La guerra in corso non fa che alimentare la frattura. Tanto che il sinodo di Mosca si è riunito in seduta plenaria per organizzare l’amministrazione delle "eparchie" (cioè le suddivisioni territoriali) nei cosiddetti "Paesi del vicino estero", espressione molto tipica del periodo sovietico per indicare gli Stati dell'Europa orientale. Come scrive il portale AsiaNews, la preoccupazione principale riguarda la formazione della gioventù, particolarmente segnata dalle contraddizioni della guerra, e il  “controllo pastorale” nei luoghi confinanti con la Russia.

Per volontà del Patriarca Kirill e del suo vicario Pavel, è stato  istituito un nuovo dipartimento dedicato alla cura pastorale, che avrà giurisdizione su tutti i territori dell'ex Unione sovietica, dalle comunità ortodosse dei Paesi Baltici fino all’eparchia russa dell’Azerbaigian.

In Russia, dove il il rapporto tra Chiesa e Stato non è affatto libero da condizionamenti, il piano religioso e quello politico si sovrappongono spesso e volentieri. Così Bartolomeo di Costantinopoli èaccusato di connivenza con l'Occidente per dividere ulteriormente la Chiesa ortodossa e in particolare danneggiare quella di Mosca. Che intanto ha perso un altro pezzo, dopo la richiesta di "dismissione canonica" da parte di una comunità di fedeli olandese, che abbraccerà proprio il Patriarcato di Costantinopoli. È il primo caso di una chiesa occidentale che taglia i ponti con Mosca dopo l'invasione dell'Ucraina; non è detto che sia l'ultimo.

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