Civita Castellana, la scuola dei bimbi ucraini

Nikoleta, 10 anni, in classe a Civita Castellana.
Nikoleta, 10 anni, in classe a Civita Castellana. Diritti d'autore Screengrab by AP video
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Di Cristiano TassinariAP
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La scuola paritaria gestita dalle Suore francescane a Civita Castellana (Viterbo) è diventata la scuola dei bambini ucraini: sono già sei, della stessa famiglia, ospiti della nonna (che abita in Italia da vent'anni), arrivati dall'Ucraina quasi un mese fa. E in classe le cose ora vanno meglio

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A Civita Castellana, provincia di Viterbo, circa 70 km da Roma, la Scuola paritaria gestita dalle Suore francescane è diventata la scuola dei bimbi ucraini.

Nikoleta ha le trecce dei suoi 10 anni ed è una dei sei bambini arrivati dall'Ucraina quasi un mese fa.

Vivono a casa della nonna Tatiana Russinova, che da oltre vent'anni abita in Italia (lavora facendo le pulizie) e che, allo scoppio della guerra in Ucraina, ha richiamato subito in Italia i due figli e i sei nipoti (Nikoleta è la più grande, la sorella Daria ha 8 anni, il fratello Kirill 6. E, nell'altra famiglia, Yuri ha 8 anni e i gemelli Matteo e Anastasia ne hanno 4). 
In tutto, dodici persone vivono in un appartamento di 85 metri quadrati.
Ma, almeno, sono tutti insieme.

I genitori di Nikoleta sono stati respinti due volte alla frontiera, in quanto il padre Ivan - come tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni - avrebbe dovuto restare in Ucraina a combattere. Alla fine, racconta che le guardie di frontiera lo hanno lasciato andare ,perché le persone con tre o più figli possono partire. 

Ivan è già stato in Italia, lavorando come operaio stagionale nella raccolta delle olive. Parla un po' di italiano e spera di trovare lavoro per mantenere la sua famiglia. 
Nel frattempo, i loro figli sembrano adattarsi rapidamente alla nuova scuola. 
"I primi giorni c'era panico e isteria, non volevano andare a scuola", spiega mamma Ilona. 
"Lentamente ma costantemente ora si stanno adattando", aggiunge.

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"I primi giorni sono stati duri".Screengrab by AP video

Prima di arrivare in Italia, Nikoleta e gli altri bambini in età scolare andavano a scuola a Mukačevo. 

Per i bambini, l'inserimento nelle classi è stato molto complicato, ma adesso le cose vanno decisamente meglio.
Prima era difficile anche farsi capire. 
"All'inizio abbiamo comunicato grazie a Google Translate", dice sorridendo Suor Maria Ilieta Biazzi, Direttrice della Scuola.
"Abbiamo usato il traduttore e abbiamo anche cercato di comunicare con gesti e segni. I bambini usano molto i gesti. Ma adesso va proprio meglio".

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Suor Maria Ilieta Biazzi, la Direttrice della scuola.Screengrab by AP video

E l'insegnante di matematica ha trovato il linguaggio segreto per comunicare.
"La matematica è un linguaggio universale", racconta Danilo Corazza.
"Il linguaggio dei numeri è uguale per tutti. I bambini ucraini sono stati subito sorpresi, perché mentre era difficile per loro parlare nella lingua che veniva usata - l'italiano -, poi è diventato più facile capire e farsi capire grazie ai numeri".

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Danilo Corazza nel parco giochi della scuola.Screengrab by AP video

Civita Castellana ha ormai adottato i bambini ucraini e tutto il paese cerca di farli sentire quasi come a casa loro. 
Una casa, ora, così lontana.

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