Partita dai camionisti, la serie di proteste si è ormai allargata a tutta la città di Ottawa: traffico paralizzato, la polizia chiede aiuto
Anche dopo la dichiarazione dello stato d'emergenza, a Ottawa, le proteste continuano a oltranza.
Da dieci giorni, la capitale canadese è paralizzata dalle manifestazioni contro le restrizioni anti-Covid: ad accendere la miccia sono stati i camionisti, che contestavano l'obbligo di vaccinazione per attraversare il confine con gli Stati Uniti.
Ma la protesta riguarda ormai indistintamente tutte le restrizioni sanitarie introdotta dal Trudeau.
"Morirei su queste strade perché i miei figli e nipoti possano avere la libertà" dice Ron Rotzetter, camionista e manifestante della prima ora. "Abbiamo visto gente sul ciglio della strada alle 10 di sera, con 40° sotto zero: stavano in piedi con i loro cartelli a dirci che siamo noi l'ultima speranza, noi camionisti con le mazze da hockey e le bandiere. Mi chiedo però come siamo arrivati a questo punto e perché ci siamo arrivati".
Con centinaia di camion che bloccano l'area intorno al Parlamento del Canada, il sindaco di Ottawa ha chiesto il supporto delle autorità federali, ma anche la polizia si è praticamente trovata impotente di fronte alla portata della mobilitazione.
"È un disastro per i residenti e le imprese locali" ha detto Peter Sloly, capo del dipartimento di polizia di Ottawa. "Deve finire e stiamo facendo tutto il possibile perché finisca, ma abbiamo bisogno di più aiuto e anche se stiamo iniziando a riceverlo, bisogna fare di più".
Ma se il premier Justin Trudeau continua a difendere a oltranza il suo piano vaccinale, l'opposizione - forte della momentanea assenza del premier, bloccato a casa per via di un'infezione da Covid e nel frattempo accusato perfino di essere fuggito in Germania - lo sta additando apertamente come responsabile di "una divisione mai vista prima nel paese".