Minsk e la repressione contro ONG e media indipendenti

É passato quasi un anno dall’inizio delle proteste di piazza contro la rielezione di Aleksander Lukashenko a Presidente della Bielorussia. Da allora ci sono stati arresti e azioni di repressione contro media e ONG. Negli ultimi giorni le autorità hanno compiuto perquisizioni e fermi di membri di organizzazioni non governative e di giornalisti indipendenti ancora in libertà o non fuggiti dal paese. Un atto dovuto ha sottolineato Lukashenko.
"In questo paese abbiamo 2.000 Associazioni senza scopo di lucro ma gestite da persone poco affidabili, ha spiegato il Presidente. Questa non è democrazia ma un danno per lo Stato. Quello che stiamo facendo è un’operazione di pulizia. Ci sono migliaia di persone che lavorano per queste ONG a cui è stato fatto il lavaggio del cervello con denaro sporco”.
Secondo le Nazioni Unite, da agosto a oggi in Bielorussia sono state arrestate per ragioni legate alle proteste più di 35 mila persone. Intanto le autorità di Minsk hanno compiuto perquisizioni nella sede di Viasna, una ONG per i diritti umani che era diventata piuttosto famosa per avere una lista aggiornata di tutti i prigionieri politici bielorussi. Arrestati diversi membri tra cui il presidente Ales Bialiatski.
In un clima sempre più teso sono stati fermati altri reporter e perquisite le redazioni di media indipendenti. Sempre secondo il Palazzo di Vetro sono 24 i giornalisti finiti in manette. Numerose le testate chiuse e messe a tacere.
Una situazione definita preoccupante e complicata da Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione e di fatto vincitrice delle elezioni presidenziali dello scorso anno. In esilio da quasi un anno la Tikhanovskaya, che ora vive in Lituania, è stata negli Stati Uniti, dove ha ottenuto numerose dichiarazioni di sostegno e appoggio. Il suo obiettivo è riuscire a convincere Washington ad adottare ulteriori sanzioni contro il regime di Lukashenko.