Col pagamento di un riscatto di circa 3,6 milioni di euro in criptovaluta Colonial Pipeline, il maggiore gasdotto di rifornimento degli USA, è riuscito a rimpossessarsi del suo sistema informatico attaccato dagli hacker
La società del maggiore gasdotto degli Stati Uniti ha pagato 4,4 milioni di dollari (3,6 milioni di euro) agli hacker che hanno messo ko il suo sistema informatico il 7 maggio sorso. L'amministratore delegato di Colonial Pipeline, Joseph Blount, ha dichiarato al Wall Street Journal di aver autorizzato il pagamento perché non si poteva fare altrimenti per rimettere tutto a posto e non perdere una valanga di milioni d'affari.
UNA SICUREZZA INFORMATICA SEMPRE PIÙ PRECARIA
L'FBI scoraggia il pagamento del riscatto agli aggressori di qualunque tipo perché così facendo si incoraggiano le reti criminali e si attribuisce loro potere. Il riscatto è stato pagato in cripto-valuta. L'attacco era stato scoperto intorno all'alba del 7 maggio. In un'ora sono stati chiusi 260 punti di consegna in 13 stati inclusa Washington, DC. Colonial Pipeline, lungo quasi 9000 km, trasporta 2,5 milioni di barili al giorno. Interrotte le forniture per una settimana buona parte degli USA sono entrati in panico a causa della mancanza di carburante.
L'azienda che fornisce circa il 45% della benzina consumata sulla costa orientale ha interrotto le forniture di carburante per quasi una settimana. Colonial ha riavviato il suo gasdotto una settimana fa, ma ci è voluto del tempo per riprendere un programma completo di consegne. Più di 9.500 stazioni di servizio hanno esaurito il carburante mercoledì, inclusa la metà delle stazioni di servizio a Washington e il 40% delle stazioni nella Carolina del Nord, secondo Gasbuddy.com, che tiene traccia dei prezzi del carburante e delle interruzioni delle stazioni.
UN ATTENTATO SILENZIOSO MA EFFICACE
Non sono ancora molto chiari i dettagli dell’attacco informatico che ha colpito la rete di oleodotti di Colonial ma è già evidente che le conseguenze sono state gravi. Si tratta di uno dei più gravi attacchi cibernetici mai realizzati nella storia, che ha esposto la vulnerabilità delle infrastrutture Usa in modo impietoso, quasi quanto aveva fatto l’attacco missilistico subito dall’Arabia Saudita negli impianti di Abqaiq e Khurais nel settembre 2019.