Gaza sotto attacco, mediazione in alto mare: nessuna tregua tra Israele e Hamas

Gaza è una città bersaglio: l'aviazione israeliana ha risposto al lancio di razzi da parte di Hamas con una serie di attacchi aerei. I caccia hanno spianato altri tre edifici e ucciso almeno 42 persone nella sola giornata di domenica. Le squadre di soccorso sono costantemente al lavoro alla ricerca di sopravvissuti sotto le macerie.
Secondo il portavoce dell'esercito israeliano, in un raid separato nella città meridionale di Khan Younis, è stata anche distrutta la casa del principale leader di Hamas a Gaza, Yahiyeh Sinwar, scampato però al crollo dell'edifico.
I vertici militari sostengono che i gruppi armati di Gaza hanno sparato circa 3.000 razzi verso Israele, a un ritmo superiore rispetto anche all'escalation del 2019 e al conflitto del 2006 con Hezbollah.
Qual è stata la scintilla del conflitto?
L'ultima scintilla, che ha fatto deflagrare il conflitto, risale al mese scorso con gli sfratti a Sheikh Jarrah, quartiere prevalentemente palestinese a Gerusalemme Est, da parte dei coloni ebrei e gli episodi repressivi sulla Spianata delle Moschee durante il Ramadan. I razzi di Hamas all'indirizzo di Gerusalemme e Tel Aviv hanno scatenato l'offensiva israeliana contro Gaza, che ospita più di 2 milioni di palestinesi ed è sottoposta a blocco israeliano ed egiziano da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia nel 2007.
Almeno 190 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, compresi 55 bambini e 33 donne. 1.230 i ferite.
In Israele sono state uccise otto persone, tra cui un bambino di 5 anni e un soldato.
La mediazione per il cessate il fuoco
L'Egitto è uno dei paesi che sta portando avanti con maggiore determinazione l'opera di mediazione tra Israele e Hamas. Tra le altre, una delle richieste avanzate dai mediatori è stata quella di un breve cessate il fuoco: l'obiettivo era quello di consentire agli abitanti di Gaza di soccorrere i feriti negli attacchi aerei e recuperare i corpi di quelle rimaste uccise.
L'ipotesi di una tregua, seppure momentanea, non è stata perseguita perché Israele aveva posto come condizione (non accolta) lo stop al lancio dei razzi da parte di Hamas e del Jihad Islamico.
Nonostante la pressione internazionale, portata anche dalle Nazioni Unite, la riunione del Gabinetto di sicurezza del governo israeliano non ha deliberato una cessazione delle ostilità.
"Continuiamo a pieno regime" ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in riferimento alle operazioni miliitari contro Hamas. "Andiamo avanti per i cittadini israeliani - ha aggiunto - e ci vorrà tempo".