Myanmar, ancora proteste contro il colpo di stato militare

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Manifestazione di resistenza contro il golpe: 1000 persone in corteo a Yangon. Il regime birmano oscura Internet

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Circa 1.000 persone hanno manifestato per le strade di Yangon, la più grande città del Myanmar, contro il golpe militare che ha preso il potere e arrestato la leader della Lega nazionale per la democrazia (Lnd) e capo del governo birmano, Aung San Suu Kyi.

Scandendo lo slogan, "Abbasso la dittatura militare", molti dimostranti hanno marciato mostrando le fasce rosse, il colore associato al partito della leader civile estromessa, Aung San Suu Kyi. Un grande contingente di polizia ha presidiato le zone percorse dal corteo.

La manifestazione è stata organizzata nonostante il blocco dei social network. I militari hanno ordinato mercoledì ai provider di bloccare Facebook, la porta d'accesso a Internet per milioni di birmani, e - nei giorni successivi - gli altri siti social. Telenor, uno dei principali operatori di telecomunicazioni del Paese, ha confermato che le autorità hanno ordinato venerdì che Twitter e Instagram siano bloccati "fino a nuovo ordine". 

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto che un inviato speciale in Myanmar ha preso "un primo contatto" con il vice comandante militare per sollecitare la giunta a cedere il potere al governo civile che ha rovesciato. "Faremo tutto il possibile perché si creino  le condizioni per invertire questo colpo di stato", ha detto ai giornalisti Guterres.

Suu Kyi non è stata vista in pubblico dal colpo di stato. Secondo un portavoce del partito, si trova agli arresti domiciliari e "in buona salute".

I vertici militari hanno accusato il governo di Suu Kyi di frode elettorale in occasione del voto dell’8 novembre scorso. A fine gennaio l'eserito aveva chiesto la verifica dei risultati elettorali e minacciato di  prendere il potere e abrogare la Costituzione in caso l'istanza non fosse stata accolta.

Di recente la commissione elettorale birmana si era espressa in merito, respingendo le accuse di brogli. Una risposta che non è piaciuta ai vertici militari.

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