Riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Aung San Suu Kyi resta in carcere
C'è una quiete surrealeper le strade dell'ex capitale Yangon, dopo il colpo di stato con cui i militari hanno ripreso il totale controllo del Myanmar e imprigionato la leader de facto Aung San Suu Kyi e alcuni membri del governo.
Il golpe è avvenuto nel giorno in cui si doveva tenere la prima riunione del neoparlamento eletto a novembre. Oltre 400 parlamentari, riporta Associated Press, sono ora ai domiciliari in una residenza governativa a Naypyidaw, dove erano confluiti in vista della prima seduta.
Le forze armate hanno contestato il risultato elettorale che ha visto il trionfo per la seconda volta della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi. La Nobel per la pace ha chiesto al popolo di non abbassare la testa.
Gli Stati Uniti hanno invitato la comunità internazionale ad una reazione congiunta. L'ufficio stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, ha comunicato che l'amministrazione sta valutando il ripristino delle sanzioni, che erano state rimosse in considerazione della transizione democratica in atto nel Paese.
Nel 2011, dopo quasi mezzo secolo di dittatura militare, si erano svolte le prime elezioni libere. L'anno prima Aung San Suu Kyi era stata rilasciata dopo 15 anni di arresti domiciliari. Il Paese sembrava aver intrapreso una nuova strada. Questo golpe riporta indietro le lancette dell'orologio.
In queste ore si svolgerà una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, attualmente presieduto dal Regno Unito.