I mezzi di trasporto del futuro. Nel Regno Unito il primo scalo per droni

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Di Debora Gandini
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I mezzi di trasporto del futuro. Nel Regno Unito progettato il primo scalo per droni. Si trova vicino a Coventry. Potranno essere usati come taxi privati per traporto passeggeri o per il trasporto merci

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Nonostante le restrizioni e il Covid-19 che corre sempre veloce, c’è voglia di ripartire. C’è chi punta tutto sul settore dell’informatica e chi su quello delle nuove tecnologie, come Ricky Sandhu, fondatore e Presidente esecutivo di "Urban-Air Port", il primo scalo per droni nel Regno Unito con tanto di finanziamenti governativi. Del resto durante questa pandemia c’è stato un boom di patentini per questi mezzi finora usati anche per vigilare su sicurezza e rispetto delle norme. Ma che possono anche diventare dei mezzi di trasporto.

"Abbiamo aeroporti, stazioni ferroviarie, strade e ora anche questa nuova forma di mobilità urbana che avrà bisogno di una propria infrastruttura, ci ha spiegato Sandhu. I passeggeri potranno prenotare i loro voli per questi aerotaxi. E tutto deve essere supportato nel modo migliore."

Il primo sito, progettato vicino alla città di Coventry, sarà un hub per i servizi di consegna di merci con questi droni senza pilota. E in futuro per taxi privati. E quando si potrà tornare ai concerti potranno anche rilevare la temperatura corporea delle persone e aumentare così i livelli di sicurezza degli eventi.

Uso dei droni durante il lockdown

In Francia la polizia non potrà utilizzare i droni con telecamera per monitorare il rispetto delle restrizioni legate alla pandemia o lo svolgersi delle manifestazioni. Il Garante francese per la protezione dei dati personali, il Cnil, ha condannato il ricorso ai droni deciso dal ministero dell’Interno. Il motivo? Manca una base legale che ne regoli l’utilizzo. Il dicastero ha fatto un immediato passo indietro.

In Italia dal 31 dicembre 2020 viene applicato il regolamento europeo sui droni e decade quello italiano. restano sotto la competenza nazionale: “gli aeromobili e ai loro motori, eliche, parti, equipaggiamenti non installati e dispositivi di controllo remoto impegnati in operazioni militari, doganali, di polizia, di ricerca e salvataggio, di lotta antincendio, di guardia di frontiera e costiera o in attività o servizi analoghi, effettuati sotto il controllo e la responsabilità di uno Stato membro, nell’interesse pubblico da, o per conto di, un organismo investito dei poteri di autorità pubblica, né al personale e alle organizzazioni che partecipano alle attività e ai servizi forniti da tali aeromobili;” – come riporta l’articolo 2 comma 3 a del regolamento UE (2018)/1139 del 4 luglio 2018.

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