"Ecco chi sono i sicari di Navalny"

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Diritti d'autore Alexander Zemlianichenko/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Eloisa Covelli
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Il sito di inchiesta @bellingcat fa i nomi dei presunti agenti russi che avrebbero avvelenato l'oppositore di Putin

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Una squadra di sicari sotto copertura che lavorano per l'agenzia di spionaggio russa avrebbero avvelenato l'oppositore Alexei Navalny. Lo scrive il sito web investigativo Bellingcat in un'inchesta con The Insider e in collaborazione con Der Spiegel e Cnn. Navalny sarebbe stato pedinato dal 2017, da quando ha annunciato di candidarsi alle presidenziali contro Vladimir Putin.

Avrebbero cercato di avvelenarlo per la prima volta nel luglio di quest'anno, quando Navalny si è recato a Kaliningrad per una vacanza con la moglie.

Il sito pubblica i nomi e le foto di 3 agenti con licenza di uccidere. Ma dietro di loro ci sarebbero almeno altri 5, alcuni dei quali l'avrebbero seguito fino a Omsk, dove è stato ricoverato.

Secondo il Sunday Times, prima che Navalny fosse trasportato in Germania ci sarebbe stato un altro tentativo di avvelenamento all'ospedale di Omsk.

Il Cremlino nega tutto. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, le definisce "bullshit", stronzate:  "Cosa devo dire? Sono delle fake news, sono degli articoli per i quali l'inglese ha una parola specifica, bullshit. Non dirò altro".

La portavoce di Navalny ha fatto sapere che tracce del veleno sono state ritrovate nella bottiglia d'acqua che Navalny aveva nella sua stanza d'albergo di Tosmk. Quindi è stato avvelenato in hotel e non all'aeroporto o in aereo, dove si è sentito male. Circostanza che chiuderebbe il cerchio del complotto ordito contro di lui dagli 007.

Le armi chimiche russe

Secondo il sito Bellingcat, la Federazione russa non avrebbe mai dismesso il suo programma sulle armi chimiche di epoca sovietica. Ufficialmente chiuso nel 2010, in realtà gli scienziati si sarebbero nascosti dietro due istituti pubblici di copertura.

Il metodo di lavoro di Bellingcat

Bellingcat dedica un intero articolo al metodo di lavoro per la sua inchiesta. "Molte delle informazioni che abbiamo utilizzato per le nostre indagini non sarebbero mai state trovate nella maggior parte dei paesi occidentali - scrive - ma in Russia sono  disponibili gratuitamente o con una tariffa piuttosto modesta. Inoltre, i provider di posta elettronica russi, come Mail.ru e Rambler, e i social network, come Vkontakte, sono molto meno sicuri rispetto ai loro equivalenti occidentali, il che porta a frequenti fughe di dati". "Sono stati necessari solo alcuni googling creativi (o Yandexing) e poche centinaia di euro di criptovaluta per acquisire tabulati telefonici con dati di geolocalizzazione" continua il sito.

Risorse addizionali per questo articolo • Bellingcat, The Sunday Times, The Guardian

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