L'Italia entra nel sistema a semaforo. Proteste delle quattro Regioni in zona rossa

La Lombardia è una delle quattro Regioni italiane in zona rossa
La Lombardia è una delle quattro Regioni italiane in zona rossa Diritti d'autore AP Photo/Antonio Calanni
Di Giulia Avataneo
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Il presidente del Piemonte ha chiesto una verifica, quello della Lombardia parla di "schiaffo in faccia ai cittadini", la Calabria impugna l'ordinanza ministeriale

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Il sistema a semaforo entra in vigore oggi in tutta Italia, suddividendo il Paese in tre livelli di rischio sulla base di 21 indicatori, dal numero di contagi alla capacità del sistema sanitario. È l'ultima possibilità, secondo il governo di Giuseppe Conte, per evitare una nuova chiusura nazionale. Servono misure più stringenti o gli ospedali rischiano la saturazione.

I numeri complessivi sono in costante aumento e comportano un alta probabilità che molte regioni superino la soglia delle terapie intensive già nelle prossime settimane
Giuseppe Conte
Presidente del Consiglio dei ministri

Per alcune regioni il salto indietro alle regole di marzo c'è già stato: Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria dalla mezzanotte sono in zona rossa.

La conferenza del presidente del Consiglio

I nuovi limiti

Area gialla La maggior parte del terrotorio italiano è stato classificato in giallo, primo livello di allerta. Le limitazioni rimangono il coprifuoco serale, dalle 22 alle 5 del mattino. Alle superiori la didattica torna a distanza per tutti e i mezzi pubblici al 50% della capacità. Decisa la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana.

Arancione e rosso Nelle zone arancioni e rosse gli spostamenti sono vietati al di fuori del proprio comune e, all'interno, limitati ai motivi di lavoro, salute o emergenza.

In più, nelle aree di massimo rischio richiudono tutti i negozi eccetto le attività essenziali. Fra le novità rispetto a marzo, librerie e parrucchieri rientrano in questa categoria.

La rivolta delle Regioni

La classificazione delle regioni a rischio ha suscitato non poche polemiche, con i presidenti delle Regioni in fascia rossa che hanno contestato i dati alla base della decisione. I parametri verranno rivisti ogni 15 giorni e sulla base dell'andamento dell'epidemia si decideranno eventuali allentamenti. Il governo approverà un nuovo decreto ristori per le attività chiuse.

"I dati utilizzati dal governo sono vecchi di almeno dieci giorni - lamenta il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che ha chiesto una verifica - Non tengono conto per esempio del fatto che il nostro Rt è passato da 2,16 a 1,91 grazie alle misure di contenimento adottate". Dello stesso tenore le obiezioni del  presidente lombardo Attilio Fontana, secondo cui le misure sono "uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita". La Calabria ha annunciato che impugnerà l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza.

Misure tardive?

Secondo alcuni esperti la decisione è già tardiva. Euronews ha intervistato Nicola Petrosillo, direttore della divisione malattie infettive al Lazzaro Spallanzani di Roma.

"Se le misure fossero state anticipate l'effetto sarebbe stato maggiore rispetto a oggi, perché abbiamo avuto un incremento esponenziale di contagi. Qualche settimana prima sarebbe stato meglio", ha detto. Tuttavia l'idea di suddividere il Paese per fasce di rischio è valutata in modo positivo.

La divisione per aree geografiche potrà essere utile per graduare interventi e verificare poi la loro efficacia
Nicola Petrosillo
Direttore divisione malattie infettive - Osp. Lazzaro Spallanzani di Roma

Con il nuovo sistema spera di evitare il conflitto sociale ma come dimostrano le proteste riprese nelle ultime ore, deve già tornare a farci i conti.

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