Il presidente del Piemonte ha chiesto una verifica, quello della Lombardia parla di "schiaffo in faccia ai cittadini", la Calabria impugna l'ordinanza ministeriale
Il sistema a semaforo entra in vigore oggi in tutta Italia, suddividendo il Paese in tre livelli di rischio sulla base di 21 indicatori, dal numero di contagi alla capacità del sistema sanitario. È l'ultima possibilità, secondo il governo di Giuseppe Conte, per evitare una nuova chiusura nazionale. Servono misure più stringenti o gli ospedali rischiano la saturazione.
Per alcune regioni il salto indietro alle regole di marzo c'è già stato: Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Calabria dalla mezzanotte sono in zona rossa.
I nuovi limiti
Area gialla La maggior parte del terrotorio italiano è stato classificato in giallo, primo livello di allerta. Le limitazioni rimangono il coprifuoco serale, dalle 22 alle 5 del mattino. Alle superiori la didattica torna a distanza per tutti e i mezzi pubblici al 50% della capacità. Decisa la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana.
Arancione e rosso Nelle zone arancioni e rosse gli spostamenti sono vietati al di fuori del proprio comune e, all'interno, limitati ai motivi di lavoro, salute o emergenza.
In più, nelle aree di massimo rischio richiudono tutti i negozi eccetto le attività essenziali. Fra le novità rispetto a marzo, librerie e parrucchieri rientrano in questa categoria.
La rivolta delle Regioni
La classificazione delle regioni a rischio ha suscitato non poche polemiche, con i presidenti delle Regioni in fascia rossa che hanno contestato i dati alla base della decisione. I parametri verranno rivisti ogni 15 giorni e sulla base dell'andamento dell'epidemia si decideranno eventuali allentamenti. Il governo approverà un nuovo decreto ristori per le attività chiuse.
"I dati utilizzati dal governo sono vecchi di almeno dieci giorni - lamenta il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che ha chiesto una verifica - Non tengono conto per esempio del fatto che il nostro Rt è passato da 2,16 a 1,91 grazie alle misure di contenimento adottate". Dello stesso tenore le obiezioni del presidente lombardo Attilio Fontana, secondo cui le misure sono "uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita". La Calabria ha annunciato che impugnerà l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza.
Misure tardive?
Secondo alcuni esperti la decisione è già tardiva. Euronews ha intervistato Nicola Petrosillo, direttore della divisione malattie infettive al Lazzaro Spallanzani di Roma.
"Se le misure fossero state anticipate l'effetto sarebbe stato maggiore rispetto a oggi, perché abbiamo avuto un incremento esponenziale di contagi. Qualche settimana prima sarebbe stato meglio", ha detto. Tuttavia l'idea di suddividere il Paese per fasce di rischio è valutata in modo positivo.
Con il nuovo sistema spera di evitare il conflitto sociale ma come dimostrano le proteste riprese nelle ultime ore, deve già tornare a farci i conti.