In sole due settimane il conflitto ha già fatto 600 morti
Siamo nel cuore del Nagorno-Karabakh, la regione contesa tra Armenia e Azerbaijan. E' lunedì e le sirene suonano ancora, segno che il cessate il fuoco non viene rispettato. Dalla ripresa del conflitto, a fine settembre, chi può si rifugia negli scatinati. Già 600 persone hanno perso la vita in sole due settimane.
"Cosa provo? Se uno di loro fosse qui accanto a me, lo strangolerei, lo strangolerei senza un'arma - dice una donna - Ho perso mio marito (nel precedente conflitto, ndr.) e ora potrei perdere mio nipote e altri parenti, potrei perdere un genero, potrei perdere un fratello. Perché? Non abbiamo avuto abbastanza morti durante la guerra precedente? Ora tutto ricomincia da capo. Chi lo vuole? "
La regione è composta principalmente da armeni cristiani anche se fa parte del territorio dell'Azerbaijan. Centinaia di sfollati si sono spostati in una scuol, messa a disposizione dall'Azerbaijan.
"I bambini erano spaventati dai rumori dei bombardamenti - dice una donna - Erano spaventati. Ecco perché siamo scappati e siamo venuti qui. Il nostro Stato ci ha fornito tutto. Ma noi vogliamo tornare nella nostra terra. Mio fratello ora è lì, a combattere. Se mi viene chiesto, andrò anch'io ".
Dal 10 ottobre c'è sul tavolo un cessate il fuoco firmato sotto l'egida russa, ma entrambe le parti accusano l'altra di non rispettarlo.
La regione è contesa da decenni. Nel 1988 dichiarò la sua indipendenza, sostenuto dall'Armenia, seguirono anni di scontri molto violenti fino alla guerra tra Armenia e Azerbaijan che si è concluso del 1994. In quel conflitto morirono 30 mila persone. Decine di migliaia furono cacciate dalle loro case o costrette a emigrare.