Tregua violata tra Armenia-Azerbaijan: continuano le ostilità

Tregua violata tra Armenia-Azerbaijan: continuano le ostilità
Diritti d'autore Aziz Karimov/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Euronews
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Il cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaijan non regge: missili su Ganja, bombardamenti a Stepanakert. Il conflitto prosegue

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C'erano volute 10 ore di colloqui, mediati dal ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov. Molte meno per violare la tregua tra Azerbaijan e Armenia, così faticosamente raggiunta al tavolo della diplomazia.

Azerbaijan, il bombardamento di Ganja

Poco dopo l'entrata in vigore dell'accordo, l'Azerbaijan ha infatti accusato l'Armenia di aver attaccato diverse grandi città, tra le quali Ganja, in cui sono in corso le ricerche dei sopravvissuti dell'attacco missilistico. Il missile ha ucciso 9 civili.

Entrambe le parti continuano ad accusarsi a vicenda di violare il cessate il fuoco.

Hikmet Hajiyev, consigliere del presidente azero, Ilham Aliyev, punta il dito contro la violazione degli accordi: "È un atto di genocidio, perpetrato dalla leadership politica armena contro il popolo azero - dice Aliyev - c'era una tregua umanitaria per mantenere il cessate il fuoco, ma il giorno dopo le forze armate armene hanno attaccato con i missili una parte densamente popolata della città di Ganja, in Azerbaijan. È un crimine di guerra, un crimine militare e dimostra ancora una volta che gli armeni parlano di pace ed è soloipocrisia".

L'ufficio del procuratore generale dell'Azerbaijan ha inoltre accusato le forze armate armene di aver effettuato un attacco missilistico alla centrale idroelettrica di Mingachevir.

Secondo la ricostruzione ufficiale di parte azera, i missili sono stati intercettati dalle forze di difesa aeree di Baku.

Armenia, Stepanakert in macerie

Per il ministero della Difesa armeno sono stati invece gli azerbaijani a lanciare un missile sulla cittadina armena di Kapan dopo la tregua. E, più in generale, non sono mai cessate - secondo gli armeni - le ostilità.

Il cessate il fuoco umanitario era previsto a mezzogiorno. Poco prima della mezzanotte la casa di Ashot Agmajanian a Stepanakert era distrutta. Un ordigno è stato lanciato fuori della finestra della sua cucina. Il vetro è andato in frantumi e il soffitto è crollato. Questa è la quotidianità degli abitanti del Nagorno Karabakh, regione azera ma con popolazione a grande maggioranza armena.

Il territorio è sotto il controllo delle forze di Erevan dalla fine di una guerra separatista nel 1994.

Prima di avere la possibilità di sederci con Ashot, suona una sirena e bisogna correre al rifugio. Dal 27 settembre questa è diventata la colonna sonora della città.

Per gli armeni di Stepanakert, il bombardamento quasi quotidiano ha significato il ritorno a una vita che molti speravano di aver archiviato: è la guerra che si ripete.

Dice Arayik Harutyunyan, leader del Nagorno-Karabakh: "Il nostro intento è quello di non ritirare le truppe. Continueremo la nostra lotta. Abbiamo sostenuto i negoziati di pace, noi riteniamo che i problemi saranno risolti secondo i principi riconosciuti dal Gruppo di Minsk".

La domenica gli attacchi sono continuati, la tregua - siglata poche ore prima - è stata violata senza soluzione di continuità: quello che è stato deciso ai tavoli non è la realtà che vive la gente del Nagorno Karabakh.

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