Tra gli sfruttati di Borgo Mezzanone, dove il lavoro rimane nero

Agricoltura, pesca, allevamento, servizi alla persona, lavoro domestico; con il Decreto Rilancio lo Stato contava di regolarizzare circa 220mila lavoratori impiegati in questi settori, immigrati e no; obiettivo? tutelarne la salute, garantire la raccolta estiva e garantire all'erario oltre 90 milioni di contributi con l'emersione dal nero. L'operazione è partita il primo giugno e stenta a decollare. Nelle prime due settimane del mese scorso, infatti, sono pervenute solo 32.000 domande. Nel ghetto di Borgo Mezzanone in provincia di Foggia, uno dei piû grandi in Europa, si contano circa 3000 braccianti stranieri;
"Non abbiamo alcuna opzione, dobbiamo mangiare, dobbiamo vivere da qualche parte e non vogliamo rubare ma qui lavoriamo come schiavi, senza contratto”, spiega Kenneth, cittadino del Ghana. Qui i braccianti hanno lavorato sempre, anche durante il confinamento e oggi la loro condizione di lavoratori fantasma non accenna a cambiare. "Dormiamo in una camera di 10 persone, questa malattia se entra qua come facciamo - non possiamo fare niente dobbiamo morire tutti quanti..." aggiunge.
Mikael prova ad avere i documenti da 7 anni. Come molti qui riceve solo 3 euro all'ora, una paga ben al di sotto di qualunque soglia di dignità. "Senza documenti non puoi far niente, il capo si tiene tutti i soldi", si lamenta il giovane. Tra le tremila persone che vivono in questo ghetto che ha le dimensioni di un vilaggio, si stima che solo 500 abbiano fatto domanda. Spesso sono i lavoratori che pagano al posto del datore di lavoro. "Ho portato le carte al mio boss, appena gliele ho date mi ha detto che lui non aveva niente a che fare con questi documenti".
Il lasso di tempo utile per presentare domanda è stato prorogato fino al 15 agosto ma i numeri iniziali non fanno sperare. Pochi gli immigrati che bussano alle porte del sindacato per chiedere informazioni, meno ancora i datori di lavoro. "Non so chi è che paga alla fine, se sono di datori di lavoro o i lavroatori", confessa Diego De Mita, dell'Anolf di Foggia.
Tanta burocrazia, criminalità, il sistema incancrenito del lavoro nero: su tutto ciò si infrange la strada della regolarizzazione. Un'altra occasione persa per i migranti di Borgo Mezzanone e tanti altri. Sfruttati e oppressi in terra.