Bar e birrerie europee contro i postumi della "sbornia" da coronavirus

La gente fa la fila per una birra sulla terrazza di un ristorante a Praga, Repubblica Ceca
La gente fa la fila per una birra sulla terrazza di un ristorante a Praga, Repubblica Ceca Diritti d'autore AP Photo/Petr David Josek
Di Chris Harris
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Ci vuole - e subito - una cura contro la rovina finanziaria, oppure il lockdown per molti potrebbe rivelarsi fatale

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Su un marciapiede assolato di Lione, in Francia, i camerieri puliscono freneticamente la montagna di sedie e tavoli che si trovano di fronte. Dopo settimane di inattività, i bar di tutto il Paese vengono disinfettati, prima della tanto attesa riapertura, prevista questo martedì.

Scene simili si sono già viste in Italia e Spagna, con proprietari di bar e ristoranti che cercano disperatamente di arginare le perdite, dovute a oltre due mesi di lockdown

Nel frattempo, in Regno Unito e in altre parti d'Europa, birrerie e bar aspettano ancora di sapere quando potranno tornare a far scorrere nuovamente fiumi di birra.

Michel Spingler/AP Photos
Sedie impilate fuori da un bar a Lille, FranciaMichel Spingler/AP Photos

"È stato devastante"

Ma il semplice fatto di poter "riaprire di nuovo i rubinetti" non è LA cura, per un'industria che vale 55 miliardi di euro per l'economia dell'Unione europea e che è fonte di 2,3 milioni di posti di lavoro. Tanto per cominciare, il distanziamento sociale significherà probabilmente meno clienti, in un momento nel quale i bar ne hanno più bisogno che mai.

Poi ci sono i costi aggiuntivi per la pulizia, la sanificazione e l'adattamento dei locali, per poter distanziare i clienti. Se si aggiungono le perdite dovute al lockdown, si ottiene un cocktail mortale, che minaccia seriamente la sopravvivenza di migliaia di bar.

La British Beer and Pub Association (BBPA) afferma che il 40% dei suoi membri non riuscirebbe a sopravvivere oltre settembre, se il confinamento in Regno Unito dovesse continuare. Questo potrebbe tradursi nella chiusura di 10.000 pub e nella perdita di 100.000 posti di lavoro, secondo l'amministratore delegato della BBPA, Emma McClarkin. 

"E' stato devastante per il settore dei bar e dei pub nel Regno Unito", ha detto McClarkin a Euronews. "La gente sente la mancanza dei pub. Dopo gli amici e la famiglia, è la cosa che più è mancata ai britannici durante l'isolamento"; insieme alla Premier League di calcio, aggiungeremmo noi. 

Come il Regno Unito, anche la Spagna è stata duramente colpita, a causa delle misure restrittive dovute alla pandemia di Covid-19. Questo perché entrambi i Paese hanno una cultura del "bicchiere fuori casa". La percentuale di vendite di birra nei bar e nei ristoranti è più alta, rispetto a quella nei negozi e nei supermercati. Non è così, invece, in Germania, il più grande mercato della birra d'Europa, dove gli acquisti nei bar rappresentano solo il 20% delle vendite totali.

"È una vera e propria perdita. L'Europa è la culla della birra moderna"

Questa dipendenza tedesca dal commercio al dettaglio potrebbe aver protetto il Paese dai peggiori effetti del lockdown, anche se il Covid-19 ha causato la cancellazione dell'Oktoberfest, la grande festa di Monaco di Baviera, durante la quale scorronp sette milioni di litri di birra all'anno.

I bar e le birrerie di altre parti d'Europa hanno cercato di cambiare rotta, spostando in parte la produzione sulle bottiglie, piuttosto che sui barili. Altri hanno semplicemente tagliato fuori l'intermediario, vendendo direttamente online.

Yui Mok/PA via AP
Una donna con una birra d'asporto sulla spiaggia di Brighton, Regno UnitoYui Mok/PA via AP

Ninkasi, una birreria con una serie di bar-ristoranti a Lione, ha detto a Euronews che durante il confinamento ha perso 10.000 euro al giorno. Ma è riuscita a ridurre il deficit giornaliero, portando avanti un progetto di vendita online con ritiro (take away, per intenderci) presso i propri locali. 

Nel Regno Unito, la Campaign For Real Ale (CAMRA) ha creato una piattaforma online, per aiutare i pub a vendere in rete.

In Danimarca, People Like Us, una birreria gestita da persone affette da autismo, ha venduto selezioni speciali di birre, organizzando poi una conferenza virtuale con l'intervento di un esperto.

Tuttavia, secondo gli esperti del settore, l'aumento della vendita al dettaglio o online non compensa le perdite subite durante la quarantena. "La perdita di vendite nei bar e nei ristoranti non viene compensata attraverso il commercio al dettaglio", spiega Pierre-Olivier Bergeron, segretario generale di Brewers of Europe, l'associazione dei birrai e dei maltatori europei.

"Il fatto stesso che i bar siano stati chiusi ha significato l'assenza di clientela per i piccoli birrifici, che stanno cercando di salvarsi attraverso l'e-commerce. Ma non compenseranno mai le perdite", continua Bergeron. "La situazione è abbastanza semplice: prima della crisi in Europa c'erano 10.000 birrifici. Non sono sicuro che l'anno prossimo saranno così tanti. E' una perdita reale. L'Europa è la culla della birra moderna".

La perdita di vendite nei bar e nei ristoranti non viene compensata attraverso il commercio al dettaglio
Pierre-Olivier Bergeron
Segretario generale di Brewers of Europe

Il bicchiere mezzo pieno: storie di positività

Eppure, molti pub e bar hanno cercato di sfruttare positivamente il lockdown, per cementare i legami con i clienti. Alcuni nel Regno Unito sono passati da pub a hub, fornendo un servizio vitale alle comunità, durante il confinamento. The Chequers, ad Aylesford (nel sud-est dell'Inghilterra), ad esempio, ha consegnato gratuitamente pasti caldi agli over 70 anni, residenti nel paesino o nelle vicinanze. Un altro pub ha gestito una linea telefonica di assistenza per chi si trovava solo. Altri si sono trasformati in fruttivendoli o in punti vendita da asporto.

"La pandemia è stata la più grande sfida che la nostra industria abbia mai affrontato, ma i rivenditori hanno dimostrato un'enorme intraprendenza nel trasformare le loro attività da un giorno all'altro, per servire i bisogni della propria comunità nella 'nuova normalità' ", ha detto Des O'Flanagan, co-fondatore dell'organizzazione PubAid.

AP Photo/Matt Dunham
Un membro dello staff prepara pinte da asporto, su un tavolino, per il take away organizzato da un pub londinese, in Regno UnitoAP Photo/Matt Dunham

"I pub sono stati per secoli al centro delle comunità e le ultime settimane hanno dimostrato quanto sia vitale il loro ruolo. Il sostegno che offrono alla popolazione locale, in particolare a chi non può uscire di casa, è inestimabile e spesso lo fanno senza alcun guadagno, solo perché vogliono aiutare!", dichiara Pierre-Olivier Bergeron.

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In Francia è stato lanciato un programma perché i bar potessero fare cassa, permettendo ai clienti di acquistare voucher per la birra durante la chiusura, che possono essere riscattati una volta tolte le restrizioni. Ninkasi ha offerto tour virtuali della sua birreria, per amplificare la visibilità del proprio marchio digitale, facendolo conoscere in tutto l'esagono, spiega il fondatore, Christophe Fargier.

In Repubblica Ceca, invece, è stato creato un sito web per consentire ai micro-birrifici di vendere birra a prezzi scontati, prima che sia da buttare. A fine marzo, infatti, c'erano quasi sei milioni di bottiglie di 169 piccole birrerie, che aspettavano solo di essere stappate e rischiavano di non essere più buone.

Anche se non ci sono ancora cifre a livello europeo, secondo BBPA nel Regno Unito sono state buttate 70 milioni di pinte - o 40 milioni di litri -. I Brasseurs de France hanno stimato 10 milioni di litri di birra sono andati distrutti.

AP Photo/Petr David Josek
Una linea di produzione di birra presso il birrificio Budejovicky Budvar di Ceske Budejovice, Repubblica CecaAP Photo/Petr David Josek

Come cambieranno pub e bar, per adattarsi alla vita post chiusura?

Sono diversi i cambiamenti ai quali i clienti assisteranno nei prossimi mesi. Nik Antona, presidente nazionale del CAMRA (The Campaign for Real Ale), spiega che probabilmente il servizio al tavolo sarà implementato, una pratica che non fa parte della cultura britannica. La capienza dei locali potrebbe essere ridotta, inoltre, per rispettare la regola dei due metri di distanziamento sociale del Regno Unito. "La maggior parte dei pub sono piccoli e 'intimisti', quindi potrebbe mancare il personale o potrebbero non essere abbastanza grandi da permettere alle persone di sedersi così a distanza", ha detto Antona.

Per ovviare al problema della capienza ridotta, le autorità della capitale lituana, Vilnius, hanno permesso a ristoranti, bar e caffè di espandersi su marciapiedi e piazze pubbliche. Stessa pratica è stata introdotta a Parigi, dove - essendo ancora "zona arancione" - i locali potranno servire solo sulle cosiddette terrasses, all'aria aperta. 

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Altri locali si sono rivolti alla tecnologia, per aiutare a mantenere la distanza sociale. Lubos Kastner, che gestisce diversi bar e ristoranti in Repubblica Ceca, ha detto che nei suoi punti vendita ci sono codici QR sui tavoli, attraverso i quali si può accedere al menu sugli smartphone dei clienti, permettendo loro di ordinare.

Ninkasi utilizzerà un sistema simile per passare gli ordini, oltre a utilizzare i codici QR sugli scontrini, per permettere alle persone di pagare comodamente online.

Un bar di Siviglia, in Spagna, ha invece acquistato un robot in grado di spillare una birra e metterla sul bancone, perché il cliente possa recuperarla (come potete vedere nel tweet qui sotto).

Tuttavia, alcuni bar potrebbero non avere il tempo di implementare la tecnologia. McClarkin ha chiesto questo fine settimana l'immediato sostegno del governo, per impedire la chiusura dei pub del Regno Unito. 

Il governo ha aiutato pagando una parte dei salari dei lavoratori e fornendo sovvenzioni. Ma molti pub cittadini non rispettavano i criteri per ottenerle e questo, insieme ai costi fissi più elevati, li sta avvicinando pericolosamente verso la scogliera del fallimento.

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Al di là dell'aiuto statale, altri, come Kastner, ripongono le proprie speranze nell'estate e adattano il proprio modello di business per questa "nuova normalità". Il proprietario di Ninkasi pensa a lungo termine. "Per i bar e i ristoranti, credo che la gente si sia resa conto durante il confinamento dell'importanza del contatto sociale, quindi spero che questo bisogno ritorni", ha detto. "Opereremo comunque a capacità ridotta fino alla primavera del 2021, quando - si spera - verrà trovata una cura o un vaccino contro il nuovo coronavirus".

Eppure molte birrerie e bar d'Europa potrebbero non avere tutto questo tempo. Hanno bisogno di un antidoto contro la rovina finanziaria - e che arrivi presto -, oppure i postumi della sbornia potrebbero rivelarsi fatali.

Jez Fielder
Il pub Smoking Dog di Lione (Francia), si prepara per la riaperturaJez Fielder
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