Il coronavirus viaggia in PM10, è confermato

Uno studio comparativo effettuato per tre settimane su decine di campioni d'aria di Bergamo e provincia conferma i sospetti: il coronavirus è trasportato dalle polveri sottili PM10.
Come altri virus d'altronde, compresi morbillo, aviaria, sars. Questo significa che possiamo ammalarci semplicemente respirando anche se lontani da fonti di contagio? Al momento non si sa, per scoprirlo servono altre ricerche spiega Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente della società italiana di medicina ambientale (SIMA). "Il passo successivo è quello di capire se l'RNA, quindi il genoma virale che abbiamo trovato sul particolato atmosferico, è vitale, infettivo e per quanto tempo eventualmente rimanga vitale. Però questa prima prova apre sicuramente la possibilità di testare la presenza del virus sul particolato come indicatore per rilevare precocemente la sua ricomparsa e adottare misure preventive adeguate prima di nuove epidemie".
Lo studio è della SIMA, più le università di Bari, Bologna, Trieste e Napoli Federico II. Il loro principale suggerimento è siate prudenti: la mascherina è d'obbligo e se non si indossa meglio stare, in via precauzionale, a 10 metri di distanza dagli altri. Indicazioni che gli autori della ricerca hanno comunicato anche all'OMS.
Nel dubbio "Necessario mantenere basse le emissioni di particolato"
Ma il primo dovere è un altro: "Nella fase due è necessario mantenere basse le emissioni di particolato per non rischiare di favorire il potenziale virale del virus" - dice Piscitelli. Quindi smart working, bicicletta, per quanto si può limitare viaggi inutili in automobile, aereo. Un modo anche per proteggere i soggetti più fragili, come gli anziani, il cui fisico è già fortemente stressato (fattore predisponente alla comparsa di altre patologie) dalla continua esposizione all'inquinamento atmosferico in aree molto inquinate come l'Emilia Romagna.
Il coronavirus? Meglio affrontarlo prima sul territorio, in ospedale si propaga
Poi controllare gli ospedali, dove l'aria è solo uno dei fattori di rischio dato che importante è stato il contagio in ambito nosocomiale. "Questa è un'infezione virale che ha avuto le caratteristiche e l'aspetto delle infezioni nosocomiali. Il 10 % dei contagiati sono operatori sanitari - ricorda Piscitelli - forse anche il 20 % dei contagiati avranno contratto il virus in circuiti ospedalieri o in case di riposo. Probabilmente è un'infezione che non va affrontata con un approccio ospedalocentrico ma sui territori".