Filo spinato, cani e pattugliamenti: la caccia al migrante lungo la rotta dei Balcani

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Di Stefania De Michele
Filo spinato, cani e pattugliamenti: la caccia al migrante lungo la rotta dei Balcani
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La caccia al migrante lungo la rotta dei Balcani si avvale di risorse e capitale umano. La frontiera serba e della Macedonia del Nord è pattugliata da squadre a piedi e in fuoristrada, munite di telecamere termiche a lungo raggio, che offrono campi di rilevamento fino a diversi chilometri di distanza. La missione di contenimento degli accessi è supportata dalle forze di sicurezza ungheresi

Zoltan Csanad Miskolczi, colonnello e capo della Direzione della polizia di frontiera dell'Ungheria orientale, spiega le consegne: "La polizia ungherese si è impegnata a fermare i migranti sulla rotta dei Balcani occidentali, a non farli entrare illegalmente in Ungheria o nell'Unione Europea".

Per questo motivo, oltre ad operare all'interno dei propri confini, la polizia ungherese ha offerto il proprio sostegno ai Paesi più esposti ai flussi migratori dall'est.

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Un dispiegamento di uomini che si aggiunge alle barriere alzate dal Paese: ad esempio, due recinti paralleli che corrono per 175 chilometri tra la Serbia e l’Ungheria, per impedire l’ingresso ai migranti. La seconda, dotata di sensori che danno scosse elettriche, è stata completata nel marzo del 2017.
Anche il ministro degli interni austriaco, Karl Nehammer, ha annunciato l'invio di agenti di polizia al confine tra Ungheria e Serbia: gli agenti controlleranno prima di tutto il traffico ferroviario. L'Austria sosterrà anche la Grecia nell'affrontare la crisi migratoria.