Parla il politologo Piero Ignazi per capire cos'ha sbagliato il capo della Lega e quali saranno le conseguenze adesso.
La sconfitta alle elezioni regionali della candidata leghista Lucia Borgonzoni significa una sconfitta del sovranismo? Lo abbiamo chiesto al politologo Piero Ignazi, docente all'università di Bologna.
"No, questo è un risultato importante perché è stato concepito come una sfida di carattere nazionale. Con l'investimento di tempo, di energia e di ogni ogni altro tipo di risorsa della leadeship nazionale della Lega. È certamente una sconfitta molto pesante per la Lega e il suo leader in particolare. Però non è che né i temi, né la retorica sollevata dalla Lega e da Matteo Salvini, abbiano smesso di avere presa. Ce l'hanno ancora. La battaglia politico-culturale è ancora tuttta aperta.
Fratelli d'Italia ha ottenuto un ottimo risultato in termini numerici. Cosa significa questo per la coalizione di centro destra?
"C'è ovviamente, in prospettiva, una competizione interna rappresentata da Giorgia Meloni che ha un profilo leggermente diverso rispetto a quello di Salvini. Direi quasi più istituzionale, seppure più legata a una tradizione di una destra di un certo tipo, di carattere postfascista. Intercetta altri tipi di elettorato rispetto a quelli della Lega e che ovviamente può costituire un controbilanciamento quantomeno all'interno della destra".
Professor Ignazi, come legge Lei la pessima performance del movimento Cinque Stelle in Emilia Romagna?
"La Lega è un partito molto strutturato che già governa delle regioni. Non è assolutamente comparabile con il Movimento Cinquestelle che è stato, possiamo dire, una fiammata di antipolitica e che una volta portato a responsabilità di governo, come molti altri partiti antistema e populisti, al momento in cui è stato chiamato a dimostrare che cosa fosse in grado di fare, a dimostrare le proprie capacità ha fallito".