La fine della privacy

In principio furono i google glasses. Si trattava di occhiali connessi che avrebbero permesso a chi li portava di essere sempre online e di ricevere informazioni in tempo reale di ciò che vedeva. Soprattutto dei volti. Il progetto non ebbe grande successo e venne parzialmente accantonato dal gigante di Mountain view. Nel frattempo ad altre latitudini del mondo, in Cina soprattutto, tecniche sempre più perfezionate di riconoscimento facciale vennero implementate ufficialmente per proteggere le persone da ipotetici rischi. Per i difensori dei diritti umani era invece un modo per schedare le persone e un software del genere era stato utilizzato ad esempio per perseguire gli Uiguri in Cina, la minoranza islamica nel paese.
Adesso una tecnologia molto simile si sta sviluppando in America. Si chiama Clearview AI. È una start up che ha creato un'app rivoluzionaria per il riconoscimento facciale, in grado secondo il New York Times - di "mettere fine alla privacy così come la conosciamo".
L'applicazione consente infatti di risalire da una singola foto di una persona a tutte le foto pubbliche dell'interessato o dell'interessata, inclusi i link di dove le foto appaiono. Uno strumento che "va la di là di quanto mai creato dal governo americano o dai giganti della Silicon Valley". La descrizione dell'app da parte del New York Times arriva mentre l'Unione Europea sta valutando di vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici almeno fino a quando non saranno definite regole per tutelare la privacy. La polizia negli Stati Uniti, ma anche l'Fbi e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, già usano l'applicazione di Clearview, con la quale possono potenzialmente identificare chiunque riuscendo allo stesso tempo a mettere le mani sulle loro informazioni. Clearview è stata fondata da Hoan Ton-That e Richard Schwartz, uno dei consiglieri di Rudolph Giuliani quando era sindaco di New York. Fra i suoi iniziali sostenitori finanziari figura invece Peter Thiel, il miliardario dietro a Facebook e Palantir