Google festeggia il suo 25° anniversario, tra accuse di posizione dominante e minacce di nuove restrizioni Antitrust. Ma, intanto, gli "occhialini" di Google hanno cambiato la nostra vita
Esattamente 25 anni fa, il 27 settembre 1998, Larry Page e Sergey Brin inventarono Google.
È la data in cui i due fondatori - si erano conosciuti ad un corso di informatica all'Università di Stanford - stabilirono la loro base operativa, il primo ufficio di Google, in un garage in affitto.
25 anni dopo
In un quarto di secolo di esistenza, Google è riuscita ad affermarsi come una delle Internet-company più influenti al mondo.
Il suo motore di ricerca occupa il primo posto indiscusso, il suo sito web è il più visitato al mondo e il suo sistema operativo Android è utilizzato sul maggior numero di dispositivi.
Questa supremazia, perù, non passa inosservata e il predominio di Google solleva dubbi da parte delle autorità Antitrust.
Tuttavia, i loro tentativi di mettere "sotto controllo" il gigante di Internet sono impantanati in procedure burocratiche", spiega Javier Espinoza, corrispondente di "Financial Times" dall'Unione europea.
"C'è chi dice che la legge Antitrust in generale è entrata in gioco troppo tardi e ha fatto troppo poco. E che con le aziende come Google conviene aspettare, ritardare il procedimento, in modo da arrivare ad un "roadkill", un vicolo cieco, come ha detto una volta un Amministratore delegato dell'azienda. E questa è solo una parte della narrazione secondo cui vengono favorite aziende come Google".
Ci pensa il "Digital Markets Act"
Un altro tentativo di limitare l'influenza dei giganti delle Big Tech nell'Unione europea è il "Digital Markets Act".
Con una serie di regole, dovrebbe limitare in modo significativo la capacità di queste aziende di invadere il mercato digitale con i propri servizi", spiega Espinoza.
Ma come queste restrizioni funzioneranno nella realtà, e se funzioneranno, solo il tempo potrà dirlo.
Per ora, secondo il giornalista, gli utenti si rivolgono alle stesse chat di WhatsApp per lamentarsi di WhatsApp e della sua politica aziendale, e la scelta dei consumatori, almeno per ora, alla fine, premia sempre i giganti della Big Tech.