Ungheria: congelati e criminalizzati

Oltre un centinaio di vittime da settembre soprattutto fra i senzatetto e ancora lunghi mesi di freddo alle porte. Il gelo che si è abbattuto sul Paese e le strutture di accoglienza al collasso rilanciano in Ungheria l'allarme delle morti per ipotermia.
Mihaly vive d'elemosina nelle vie di Budapest. A chi gli regala qualche spicciolo rivolge sorrisi e ringraziamenti in russo o in inglese. Queste scale sono ormai la sua casa, perché dopo esser stato vittima di una serie di furti, nei rifugi messi a disposizione dalle autorità non vuole più metter piede. "Finché posso li eviterò - ci dice -. Ci sono sempre brutte persone e spesso finisce che qualcuno alzi le mani".
Spinti dalla legge a vivere in clandestinità
Nel 2011, il governo ungherese ha dichiarato penalmente perseguibile la condizione di senzatetto. Due anni fa ha emendato addirittura la costituzione, per condannare anche "l'abituale residenza in un luogo pubblico". Interventi che hanno spinto molti ad accamparsi ai margini della città. A battersi, tra rifiuti e sporcizia, non solo con il freddo ma anche con il terrore di esser scoperti.
Anziani e persone sole le vittime numero uno
A morire di freddo sono soprattutto anziani e persone malate che vivono in solitudine - ci dice Endre Simó, fondatore di una ONG ungherese che opera nel settore umaitario -. Persone troppo deboli anche solo per prendersi cura di sé, procacciarsi la legna per accendere il fuoco o trovare di che scaldarsi. Poche ore all'aperto, con queste temperature possono già esser loro fatali". Un'analisi che sembra purtroppo confermata dai numeri: oltre 8.000 le persone morte di freddo in Ungheria soltanto dalla svolta democratica del 1990.