Secondo il primo ministro ungherese, oggi a Bruxelles ci sarebbe una maggioranza favorevole alla guerra, e le politiche sarebbero dominate dalla logica del conflitto
No ai migranti, no alla gender parity, no alla guerra: è questo il manifesto del principale partito di governo in Ungheria. A spiegarlo è stato il primo ministro Viktor Orban, in occasione del lancio ufficiale della campagna elettorale. Il leader ultraconservatore ha affermato che con tutto il lavoro finora effettuato, il suo movimento politico, Fidesz è favorito per le prossime elezioni. Orban ha quindi sottolineato la volontà di proteggere la pace e la sicurezza, i fondamentali economici, le famiglie e i bambini.
Il capo del governo di Budapest ha quindi inviato un messaggio a Bruxelles, affermando che i leader europei sono impantanati in una guerra che combattono come se fosse la loro. "Ricordiamoci. Prima si trattava solo di mandare caschi. Poi le sanzioni, ma non sull'energia, ovviamente. Poi, sì, anche su quella. Poi sono arrivati i trasferimenti di armamenti: prima armi da fuoco, poi carri armati, poi aerei. Poi gli aiuti finanziari: decine di miliardi inizialmente. Ora siamo intorno ai 100 miliardi di euro. E la situazione non migliora, anzi peggiora. Siamo a un passo dall'invio di truppe occidentali in Ucraina: è un vortice di guerra. Bruxelles sta giocando col fuoco".
"Vogliono un governo fantoccio favorevole alla guerra"
"I governi favorevoli alla guerra, i burocrati di Bruxelles, la rete di George Soros stanno inviando milioni di dollari a Budapest alla sinistra favorevole alla guerra. Che non fanno mistero di volere un cambio di governo che si adatti ai loro clienti. Un governo a favore della guerra invece di un governo a favore della pace, un governo fantoccio subordinato a Bruxelles e Washington invece di un governo nazionale", ha aggiunto.
Il tema della guerra è stato all'ordine del giorno anche di un incontro che si è svolto tra lo stesso primo ministro ungherese e la presidente della Svizzera Viola Amherd. Quest'ultima ha illustrato a Orban il suo piano per una conferenza di pace che si terrà a giungo nella nazione alpina.