Riformare il regolamento di Dublino? I 28 ci riprovano

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Di Cecilia Cacciotto
Riformare il regolamento di Dublino? I 28 ci riprovano

I ministri dell'Interno dell'Unione ci riprovano. Lunedì a Malta si parlerà di migranti e di come  alleggerire il peso della crisi migratoria che colpisce in modo particolare i paesi del sud Europa.

Le divisioni e gli interessi contrastanti tra i 28 restano,  e contro questi va a cozzare anche il minimo tentativo di riformare il regolamento di Dublino che prevede che i profughi chiedano asilo nel primo paese d'arrivo e da qui, nel caso manchino i requisiti, debbano essere rimpatriati.

Secondo 'Dublino', i profughi chiedono asilo nel primo Paese d'accoglienza

Il l'eurocommissario sull'Immigrazione uscente Dimitris Avramopoulos ha dichiarato ai nostri microfoni lo scorso luglio:

"È importantissimo rimodernare il regolamento di Dublino e gli sforzi in questa direzione sono considerevoli. Ma francamente, devo ammettere di essere rimasto deluso dalla posizione di alcuni stati membri, che ritengono che il problema dell'immigrazione sia un problema che riguarda solo l'Europa meridionale. Non è così`, per questo bisogna adottare una strategia per l'Europa tutta". 

Ogni tentativo di cambiare il regolamento di Dublino finora si è scontrato con le divisioni dei 28. La riforma del 2016, proposta dalla Commissione europea, votata dal Parlamento europeo, che aveva aggiunto anche un meccanismo di solidarietà , è rimasta poi lettera morta.

L'anno scorso la proposta bulgara è stata respinta in primis dall'Italia: durante la sua presidenza Sofia ha tentato di  far passare un testo dicompromesso che rinforzava la responsabilità e riduce la solidarietà.

Nel frattempo, i migranti continuano a arrivare. Francia e Germania spingono perché siano comunque accolti nel porto europeo più vicino, soluzione che lascia Italia e Malta in prima linea.  Per questo La Valletta e Roma insistono per l'adozione di un meccanismo automatico di ridistribuzione.

Alla base di questo meccanismo dovrebbe esserci più solidarietà tra i diversi Stati membri.

In attesa che Dublino cambi, una soluzione potrebbe venire da Frontex, l'agenzia europea che controlla i confini esterni dell'Unione. La Commissione potrebbe entro il 2020-2024  dotare l'agenzia di 8.500 dipendenti in più.