Beni culturali: autonomia dei musei a rischio

Beni culturali: autonomia dei musei a rischio
Di Eloisa Covelli  Agenzie:  Ap

La nuova riforma del settore centralizza i poteri a Roma e toglie indipendenza ai direttori. Ma potrebbe durare pochissimo causa crisi di governo

Beni culturali, si cambia. Poco prima della crisi di governo è passato il decreto di riforma della gestione dell'arte in Italia che è sostanzialmente una marcia indietro rispetto a quella fatta da Franceschini del 2014. Se il ministro del Pd aveva dato più poteri a livello locale garantendo anche l'autonomia dei grossi musei, stavolta il ministro grillino Bonisoli ha invece centralizzato, mettendo in fibrillazione la categoria.

"Il ministero dei Beni culturali in Italia ha fatto nove riforme negli ultimi anni - dice Eike Schmidt, direttore degli Uffizi - Le precedenti otto hanno dato sempre più potere, in un modo o nell'altro, alle strutture regionali o locali. Questa è la prima riforma in controtendenza".

Aboliti cda locali e commissioni regionali. Stazione unica appaltante per le grosse commesse e super poteri al Segretario generale del ministero dei Beni culturali, che coordinerà anche i prestiti all'estero delle opere d'arte italiane. Questa in sintesi la riforma

"Ci sarà un maggior controllo dal centro o volendo potremmo dire anche un maggior aiuto rispetto a quelle che sono le realtà periferiche" dice Valentino Nizzo, direttore del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia.

Data la crisi di governo, questa riforma potrebbe durare pochissimo, neanche il tempo di attuarla pienamente.

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