Hong Kong: rivolta anti-cinese. Condanna della governatrice

Oltre cinquanta feriti: è il bilancio della rivolta di Hong Kong, culminata con l'irruzione dei manifestanti nel parlamento e le cariche della polizia che ha ripreso il controllo soltanto dopo tre ore. Tre di loro sono in gravi condizioni. Quasi tutti gli altri sono stati invece dimessi.
E' passato così il giorno dell'anniversario del passaggio di sovranità di Hong Kong dal Regno Unito alla Cina il 1 luglio di 22 anni fa. Forse il momento più drammatico e violento da quando sono iniziate già da alcune settimane le manifestazioni pacifiche e di massa contro la legge sulle estradizioni in Cina, a oggi sospesa.
Mentre un gruppo di manifestanti, dopo vari tentativi, ha occupato l'assemblea parlamentare forzando l’ingresso con aste e carrelli di metallo, imbrattando le mura dell’aula con dei graffiti. E ha poi letto una dichiarazione basata su 5 punti, tra cui la richiesta di "colloqui immediati" con la governatrice Carrie Lam che ha condannato l'irruzione nell'assemblea parlamentare e ha parlato di conseguenze legali.
La marcia della protesta è poi proseguita, ma con un percorso diverso registrando numerosi tafferugli con le forze dell'ordine. La polizia soltanto dopo tre ore ha ripreso il controllo della situazione.
Le proteste erano già cominciate a mezzogiorno locale (le 6 di mattina in Italia), mentre la governatrice di Hong Kong Carrie Lam partecipava al tradizionale alzabandiera; in quel momento polizia e manifestanti hanno cominciato a fronteggiarsi. Il corteo pacifico era stato lanciato da Civil Human Rights Front, il gruppo di attivisti alla base delle mobilitazioni dei giorni scorsi, e ha visto l'adesione di circa 550.000 persone, secondo gli organizzatori, partendo da Victoria Park e finendo a Chater Road invece che all'Admiralty, dove c'era l'assedio al parlamento. La polizia ha parlato al contrario di un picco di 190mila manifestanti.
La giornata è il risultato delle diverse proteste che hanno visto protagonista Hong Kong nelle ultime settimane, in cui milioni di cittadini sono scesi in strada per protestare contro una controversa legge sull’estradizione, ad oggi sospesa.
Insieme al giorno del 22esimo anniversario del ritorno della città sotto la sovranità di Pechino, la rivolta ha anche segnato il ricordo dei 98 anni dalla fondazione del Partito comunista cinese.