Affluenza in calo costante: perché così poche persone votano alle elezioni europee?

Affluenza in calo costante: perché così poche persone votano alle elezioni europee?
Di Euronews
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L'affluenza è in calo costante. In parte perché le nuove generazioni sono più disinteressate, in parte perché media e partiti politici si concentrano su argomenti polarizzanti a livello nazionale invece che parlare veramente di Europa.

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Chi avrà maggiori probabilità di recarsi alle urne e votare alle prossime elezioni europee? Tra il 23 e il 26 maggio, i cittadini dell'Unione europea sono chiamati a rinnovare i 751 seggi del Parlamento europeo. Ogni Paese vota in maniera indipendente dagli altri, anche in giorni diversi.

28 cose che forse non sapevate sulle elezioni europee

Sono 508 milioni i cittadini dell'UE in 28 Stati membri per un totale di 374 milioni di elettori potenziali. L'affluenza è in calo costante da parecchi anni: ogni tornata elettorale dal 1979 in avanti ha visto progressivamente una minore affluenza a quella precedente. 

La partecipazione popolare alla consultazione è passata da un massimo storico del 61,99% nel 1979, quando si è votato in 9 nazioni europeem fino al minimo storico del 2014, quando si è toccato il 42,31% in 28 stati.

"Secondo commentatori, lo scomparire progressivo della generazione che ha combattuto la seconda guerra mondiale fa sì che ci siano sempre meno persone che considerano un dovere andare a votare", ritiene il caporedattore di Europe Elects, Euan Healey.

Nei paesi in cui il voto è obbligatorio, l'affluenza alle urne è maggiore. Belgio, Bulgaria, Bulgaria, Cipro, Grecia e Lussemburgo prevedono tutti l'obbligatorietà della partecipazione. 

Nel 2014, l'affluenza maggiore è stata registrata in Belgio (89,64%) e Lussemburgo (85,55%). L'affluenza alle urne più bassa si è avuta nella Repubblica ceca (18,20%) e in Slovacchia (13,05%)

In generale, alle Europee gli elettori maschi hanno votato più delle elettrici. L'affluenza alle urne è stata inoltre più alta tra gli elettori più anziani: circa il 51% degli ultracinquantenni ha votato alle ultime Europee a fronte del 28% tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni.

I dirigenti, i lavoratori autonomi e i pensionati hanno avuto la più alta affluenza alle urne, mentre le casalinghe, gli studenti, i lavoratori manuali e i disoccupati si recano meno volentieri al seggio, come mostrano i dati post-elettorali della Ue. 

Durante il festival Democracy Alive a Texel, nei Paesi Bassi, abbiamo chiesto il perché di questa disaffezione ad alcuni dei candidati alle elezioni Ue.

Margrethe Vestager, del gruppo liberale ALDE, pensa che l'UE non riesca a comunicare e che molte persone semplicemente non sanno delle elezioni. Si tratta in parte di un paradosso perché, spiega, il voto è sì un atto privato, ma uno dei principali stimoli ad andare alle urne è dato dal comportamento di coloro che ci circondano: "Se tua madre voterà, è molto probabile che lo faccia anche tu". 

Secondo la commissaria europea, dunque, la Ue ha ancora molto lavoro da fare da questo punto di vista. Per Bas Eickhout, uno dei candidati dei Verdi, il bipartisanismo ha giocato un ruolo importante in questa mancanza di interesse: la politica europea viene rappresentata come una partita tra pro-europei e populisti. Egli sostiene che sono le diverse e più sottili posizioni dei partiti pro-europei a determinare davvero la direzione che l'UE prenderà in futuro. Secondo Eickhout, i principali partiti che hanno governato l'Unione Europea negli ultimi 25 anni dovrebbero assumersi la responsabilità di questa mancanza di interesse degli elettori.

"Ciò che conta questa volta è che, per la prima volta in assoluto, questi due blocchi probabilmente non avranno la maggioranza da soli". Questo, aggiunge, offre l'opportunità di fare qualcosa di diverso.

Eva Maydell, la più giovane eurodeputata del conservatore del Partito Popolare Europeo, ritiene che l'allineamento storico di PPE e PSE nel Parlamento Europeo sia il risultato di lunghi negoziati e che non si debba sottovalutare la complessità della politica europea. 

Un altro fattore è certamente la confusione tra politica nazionale ed europea. La campagna elettorale dell'UE è condotta da politici nazionali, che spesso portano il dibattito sulla scena nazionale, invece di spiegare il ruolo dell'UE, e quello che faranno al Parlamento europeo.

Come possiamo salvare la democrazia dalle notizie false? Rapporto video

Il consenso europeo: un vantaggio o una piaga?

Nel loro libro, "Come sei diventato uno strumento dell'establishment politico partigiano, e come ricominciare a pensare da solo", gli analisti politici Erik Fogg e Nathaniel Greene spiegano che **sia i media che i partiti politici tendono a concentrarsi su argomenti che polarizzano, facendo appello alle nostre emozioni, piuttosto che alla nostra ragione. **

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Ecco perché, in ogni paese, il discorso politico tende a seguire i classici temi divisivi come migrazione, diritti degli omosessuali, aborto. Ma mentre i partiti riescono a differenziarsi a livello nazionale, i gruppi del Parlamento europeo devono lavorare sul consenso tra i propri membri, obbligandoli ad assumere impegni generali e non specifici. 

Per approfondire:

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