Algeria: i giovani contro Bouteflika successore di se stesso

Algeria: i giovani contro Bouteflika successore di se stesso
Di Sergio Cantone
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Abdel Aziz bouteflika. 82 primavere. Al netto di quelle arabe. Il suo paese evitò l'inebriante turbinio che fece fuori pezzi da 90 dello stampo di Moubarak e di Ben Ali. Bouteflika invece vinse la guerra contro gli islamisti. E dieci anni di sangue sono un antidoto contro tutte le rivolte. E oggi?

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L'Algeria nel turbinio dell'enigma Bouteflika. La piazza giovane si agita perché considera il presidente uscente, minato nel corpo e nello spirito dai postumi di un ictus, totalmente incapace d'intendere e di volere, quindi ineleggibile nel voto previsto per il 18 aprile. La Corte costituzionale deciderà il 15 marzo.

A sostenere la candidatura Bouteflika, c'è un non ben precisato establishment. Gli oppositori accusano soprattutto le oligarchie economiche e militari. Tacciono Usa, Francia e Unione europea, nonostante l'82enne capo di stato, è chiaro a tutti, non scoppi di salute. Oltre a quella giuridica si attende infatti anche una sentenza medica svizzera, che non ha nessun valore legale dalle parti di Algeri.

Gli attivisti si sgolano con il mantra:

"Viviamo così da vent'anni. Adesso il popolo si solleva, gli studenti e tutti gli altri. Quando è troppo è troppo!"

La guerra contro gli islamisti

Ogni passaggio storico dell'Algeria è marcato da agitazioni violente e traumatiche.

Vi fu una guerra civile contro i gruppi di fuoco integralisti iniziata nel 1992, che durò oltre un decennio. La situazione venne stabilizzata proprio sotto l'amministrazione Bouteflika. Il paese maghrebino non venne invece coinvolto dalle primavere arabe del 2011, evitando così un cambio della guardia al potere.

Una storia a parte

Per questi motivi, da un punto di vista politico, si può considerare la storia recente del paese nordafricano come peculiare, raramente in fase con i suoi vicini.

Tra il 1956 e il '62 vi fu una guerra di liberazione che scacciò l'occupazione coloniale francese. Da allora, il potere rimase monopolio della leadership dell'Fln, partito unico di ispirazione socialista, e dei suoi successori.

Il regime costituì a tratti un elemento di stabilità, che mantenne il paese ai margini degli sconvolgimenti mediorientali. Il prezzo fu una grave stagnazione politica che ebbe delle ricadute economiche negative. E ciò, nonostante gli enormi giacimenti di idrocarburi presenti nel suo sottosuolo.

Oggi, il 70% degli algerini ha meno di trent'anni, di cui il 25% è disoccupato.

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