Zaatari, la dura vita dei bambini nel campo profughi

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Dal confine giordano-siriano, il reportage mostra la cruenta realtà dei bambini rifugiati siriani

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Mentre gli Stati Uniti si preparano a ritirare le truppe dalla Siria, i siriani fuggiti dal conflitto cercano ancora di ricostruire le proprie vite.

Un compito reso particolarmente difficile per coloro che da poco sono venuti al mondo.

Al confine giordano-siriano è dura la realtà dei bambini rifugiati.

Il pianto di una nuova vita, nel bel mezzo di una crisi spesso manifestata dai propri cadaveri.

La guerra in Siria ha ucciso oltre 400.000 persone.

Farah, "gioia" in arabo, è il bambino siriano numero 10.627.

Lei è nata in sicurezza nel campo di Zaatari, la più grande concentrazione di rifugiati in Medio Oriente.

Mezzo milione di siriani sono passati di qui mentre fuggivano dal loro Paese, migliaia di essi sono rimasti.

E più della metà di quelli che oggi la chiamano casa sono bambini.

La storia di Aysar

Aysar Waseem Ryabi forse non ricorda la Siria: non è nato a Zaatari, ma ha passato la maggior parte dei suoi sei anni da questa parte del confine.

Ha accettato di mostrarci com'è la vita qui, con l'aiuto del suo gemello, Amir.

"Mi sveglio la mattina - dice - faccio colazione, vado al parco giochi e poi torno a casa, mi siedo un po', esco di nuovo e gioco a calcio: poi chiamo mio fratello e gioco ancora".

Aysar, Amir e i loro amici a Zaatari hanno il loro passatempo preferito, tuttavia attualmente mancano prospettive concrete per il futuro.

I bambini della Siria crescono tra conflitti, o dislocati vivono in povertà.

E quel tipo di traumi e stress prolungati possono alterare l'architettura del cervello, avendo un impatto duraturo sullo sviluppo di un'intera generazione.

Le organizzazioni internazionali hanno lanciato l'allarme: a Zaatari, l'Unicef ha collaborato con ONG per creare "spazi sicuri", affinché i bambini crescano e diventino tali.

Qui, i volontari si concentrano sulle attività extrascolastiche, come dipingere o giocare, per aiutare i bambini con strumenti utili a resistere a ciò che li circonda.

Hussein Al-Qassem. Volontario Unicef:

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"Così facendo, possono raggiungere un livello tale da adattarsi a qualsiasi condizione, non importa cosa potrebbe accadere a lungo termine, perchè avranno delle soluzioni: può essere difficile, ma spero che le cose cui partecipano li aiutino a diventare più equilibrati".

Più della metà dei rifugiati al mondo sono bambini: ciò significa che oltre 13 milioni di giovani sono attualmente sfollati e in molti casi privati dei loro diritti basilari.

Quando i combattimenti si arresteranno, alla fine verrà data loro voce?

E cosa avranno da dire? Quale storia avranno da raccontare?

Sarà un grido d'aiuto?

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O sarà una storia a lieto fine?

Sidra lives in Za’atari Refugee Camp, Jordan. The 10-year-old from Syria has never been on a plane but she’s aiming high; “When I grow up, I want to be an astronaut.”

Publiée par UNICEF sur Lundi 16 avril 2018
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