Migranti: l'odissea dell'Aquarius, in mare per giorni con 630 persone a bordo

Migranti: l'odissea dell'Aquarius, in mare per giorni con 630 persone a bordo
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Di Euronews
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Quest'anno, il destino di 630 uomini e donne ha calamitato l'attenzione pubblica per settimane, sfidando la politica e i valori europei

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Quest'anno, il destino di 630 uomini e donne ha calamitato l'attenzione pubblica per settimane, sfidando la politica e i valori europei.

Quando è stata messa in salvo la vita di tutte quelle persone, Euronews è stata l'unica tv ad avere un giornalista a bordo della nave Aquarius, divenuta oggetto di una delle maggiori dispute che l'Europa abbia affrontato nel 2018.

Ripercorriamo quei momenti: è giugno quando l'Aquarius mette a nudo le tensioni irrisolte nel cuore della politica europea sui rifugiati.

Euronews è a bordo, quando il nuovo Governo italiano decide di chiudere i porti nazionali ai 630 rifugiati e migranti, soccorsi nel Mar Mediterraneo.

Anche Malta si allinea e rifiuta lo sbarco: l'Aquarius, al pari dell'Europa, è bloccata.

ANELISE BORGES, EURONEWS:

"Dobbiamo ancora sapere quale porto sarà la destinazione per l'approdo e lo sbarco, ci sono più di 600 persone a bordo, stanche, vogliono solo salvarsi, tra loro c'è molta tensione, non sono sicure di quanto accadrà loro".

Durante dieci giorni in mare, le persone a bordo dell'Aquarius diventano il volto di quella che va sempre più delineandosi come una delle maggiori crisi europee.

Anthony Luca Tassel, volontario SOS Méditerranée:

"Questa è casa mia, tutto questo sta accadendo qui e fa male, purtroppo notiamo che c'è sempre gente che si approfitta di altre persone, ci si dimentica l'umanità: si pensa ai soldi, alle cose futili, non alla vita".

Salvare vite è esattamente ciò che Medici senza Frontiere e SOS Méditerrannée, le due associazioni che gestivano l'Aquarius, cercavano di fare.

Nicola Stalla, coordinatore SOS Méditerranée:

"La nostra intenzione è quella di poter tornare alle nostre operazioni di ricerca e salvataggio al largo delle coste libiche, il prima possibile".

Ma così non è stato: da allora, le ONG hanno dovuto porre fine alle operazioni, a causa di pressioni politiche.

Jérémie Demange, volontario SOS Méditerranée:

"Tutta la mia rabbia va verso questi Governi che parlano molto, ma non fanno nulla: sono il riflesso di una società completamente schizofrenica, che non applica i principi umani inevitabilmente inglobati al suo interno".

Per le persone salvate in mare, l'Aquarius rappresentava una seconda possibilità, per i volontari salvare vite era un obbligo morale.

Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, quest'anno oltre 2.000 persone sono morte o disperse nel tentativo di attraversare il tratto di mare tra la Libia e l'Italia.

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Questi numeri, con ogni probabilità, andranno inesorabilmente ad aumentare, ora che il peggior percorso di morte al mondo per migranti e rifugiati non è più presidiato.

Publiée par Carmela Giudice sur Jeudi 6 décembre 2018
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