Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, i leader indipendentisti della Catalogna, compiono oggi un anno in carcere preventivo, in attesa di giudizio per ribellione e sedizione per i quali rischiano fino a 30 anni di carcere .
Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, i leader indipendentisti della Catalogna, compiono oggi un anno in carcere preventivo, in attesa di giudizio per ribellione e sedizione, per i quali rischiano fino a 30 anni di carcere. Diversi dal mondo della politica e delle organizzazioni dei diritti civili e umani ne chiedono la scarcerazione.
"Non è questione di indipendenza, ma di democrazia. Ci sembra strano che ciò che è possibile fare in Gran Bretagna con la Scozia o in Canada con il Quebec non si possa fare in Catalogna e che dobbiamo essere soggetti a incarcerazioni, sono orgogliosa di lui", a parlare è la moglie di Cuixar, Txell Bonet.
Siamo a un anno dagli arresti dei due leader con l'accusa di aver promosso la manifestazione davanti all'assessorato all'Economia della Generalitat per impedire le perquisizioni effettuate dalla Guardia Civile il 20 settembre 2017, a pochi giorni dal referendum indipendentista del 1º ottobre.
"Non è stato commesso alcun crimine, votare non è un reato - ha affermato Quim Torra, Presidente del Governo regionale della Catalogna -; l'unico reato commesso è stato quello di usare violenza contro chi esprime un diritto di voto. I prigionieri politici dovrebbero essere a casa con le loro famiglie. Non accetteremo mai una sentenza contro di loro, l'unica sentenza accettabile è l'assoluzione", ha concluso davanti ai microfoni della stampa Torra.
A reclamare la scarcerazione dei due Jordis, la sezione spagnola di Amnesty International (AI) che sostiene l'infondatezza e la sproporzione delle accuse mosse.