Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Cuba: viaggio a Santa Clara, città natale del neo-presidente cubano

Cuba: viaggio a Santa Clara, città natale del neo-presidente cubano
Diritti d'autore 
Di Euronews
Pubblicato il
Condividi Commenti
Condividi Close Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto: Copy to clipboard Link copiato!

Miguel Díaz-Canel potrà essere l'uomo del cambiamento? Non tutti ne sono convinti

La carriera di Miguel Díaz-Canel, eletto alla presidenza di Cuba il 19 aprile, il giorno prima del suo 58esimo compleanno, prende il via per le strade di Santa Clara, sua città natale.

Ramón Silverio, direttore di un famoso centro culturale "El Mejunje", sottolinea la sua apertura mentale. Díaz Canel negli anni Novanta guidava il ramo del Partito comunista della provincia di Villa Clara, che percorreva in bicicletta. Lo descrive come un leader dai capelli lunghi, sempre pronto all'ascolto, che difese anche questo luogo bersaglio di critiche perché frequentato da omosessuali, hippy e rocker.

Un altro cubano, ingegnere come Díaz-Canel, lo ricorda come un politico sempre in mezzo alla gente.

Ma non tutti credono che la sua elezione porterà una ventata di rinnovamento. "Siamo fideisticamente sottomessi ad un regime senza fine", dice un abitante.

"Miguel Díaz-Canel non avrà un governo facile", sottolinea Hector Estepa, corrispondente di euronews a Cuba. "Ai problemi economici si aggiungeranno le minacce di nuove sanzioni da parte degli Stati Uniti di Donald Trump. I Cubani sono divisi tra chi chiede il cambiamento a quest'uomo, che non è un militare tecnocrate, e quelli che pensano ci sarà una continuità con il castrismo. Raúl guiderà il Partito comunista per almeno altri due anni".

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi Commenti

Notizie correlate

A Cuba l'investitura di Diaz-Canel

Nuovi scenari conservatori in Catalogna: l’ascesa di Aliança Catalana cambia il panorama politico

L'Unione Africana sospende la Guinea-Bissau dopo il colpo di stato militare. Embaló si rifugia in Congo