Di Euronews
La Capitale si appresta a chiudere i rubinetti. Nessun accordo con la Regione. Respinto il ricorso dell'Acea contro la sospensione dei prelievi dal lago di Bracciano
Roma ormai verso il razionamento dell’acqua. Sfumato l’accordo tra Acea e Regione, a mettere la pietra tombale alle speranze dei residenti e chiudere i rubinetti alla capitale è stato il Tribunale delle acque, che ha respinto il ricorso contro il provvedimento sospensivo dei prelievi dal lago di bracciano.
Città divisa in due e stop alternati di 8 ore: il piano dei razionamenti
Chiusi nasoni e fontane il piano dell’Acea prevede turni di stop di 8 ore e divisione della città in due quadranti: interessati saranno un totale di tre milioni di cittadini all’interno del Grande Raccordo Anulare. Il piano riguarderà non solo abitazioni private, ma anche negozi, ospedali, caserme.
Il panico dei ristoratori: “Toglierci l’acqua è chiudere i rubinetti alle nostre attività”
Tra i più allarmati, i ristoratori. “È un ipotesi che ci terrorizza – dice uno di loro – perché uno stop all’acqua equivale per noi a uno stop della nostra attività. Senz’acqua non possiamo cucinare, lavare i piatti, servire i clienti. Come faremmo?”.
Perquisizioni negli uffici di Acea Ato2. Avviso di garanzia al Presidente
Sotto pressione negli ultimi giorni, per l’Acea si è intanto aperto anche un fronte giudiziario: i carabinieri del Noe, il Nucleo ecologico operativo, hanno perquisito gli uffici dell’azienda in cerca di documenti sulle cosiddette “captazioni” del lago. Al presidente di Acea Ato 2, Paolo Saccani, è stato notificato un avviso di garanzia, per presunti danni all’ecosistema, provocati da prelievi, secondo alcuni oltre i limiti, dal lago di Bracciano.