Dall'attentato alla caccia all'uomo, per Boston un incubo lungo quattro giorni

Dall'attentato alla caccia all'uomo, per Boston un incubo lungo quattro giorni
Di Salvatore Falco

Il 15 aprile 2013 due esplosioni interrompono la maratona di Boston. Due bombe artigianali, messe una accanto all’altra, esplodono a 12 secondi di

Il 15 aprile 2013 due esplosioni interrompono la maratona di Boston. Due bombe artigianali, messe una accanto all’altra, esplodono a 12 secondi di distanza tra le decine di migliaia di persone che attendono l’arrivo degli atleti al traguardo. Sono tre le vittime, tra loro un bambino di 8 anni. Tra i 264 feriti, in sedici hanno subito amputazioni.

Noi tutti saremo con voi fino a quando non tornerete a camminare e, sì, a correre di nuovo. Su questo non ho dubbi, tornerete a correre di nuovo

In questo video vediamo Tamerlan Tsarnaev, 26 anni, e suo fratello Dzhokhar, 19, sul luogo dell’attentato. Portano gli zaini che contengono le bombe. Le indagini hanno accertato che i due fratelli hanno lasciato gli ordigni e si sono allontanati. Il più grande è tornato dalla figlia di tre anni, Dzhokhar al suo Campus Universitario a Dartmouth.

La città è nel panico, gli avvistamenti si moltiplicano.

Il presidente Obama promette l’intervento del governo federale nella caccia all’uomo e nel corso di una cerimonia si rivolge alle persone rimaste ferite: “Iniziate un lungo cammino di recupero. La vostra città è con voi. La vostra comunità è con voi, il vostro Paese è con voi. Noi tutti saremo con voi fino a quando non tornerete a camminare e, sì, a correre di nuovo. Su questo non ho dubbi, tornerete a correre di nuovo”.

Quello stesso giorno, Tamerlan uccide un poliziotto nel campus dell’Università di Boston e poi ruba un fuoristrada. Verrà ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia. Dzhokhar, ferito, fugge a piedi.

Sulle sue tracce nove mila poliziotti con l’ausilio di decine di elicotteri e mezzi blindati. A Boston nessuno esce di casa, scuole e università vengono chiuse, il trasporto pubblico sospeso.

La sera del 19 aprile, quattro giorni dopo l’attentato, Dzhokhar viene visto nascondersi in una barca sistemata in un giardino. Il fuggitivo è ferito, nascosto sotto un telone. Quando sente che la polizia arriva, inizia a sparare.

Due ore dopo, alle 20.45, il giovane viene catturato. Gravemente ferito, viene portato in ospedale. Per lui è la fine della fuga e Boston tira un sospiro di sollievo dopo 4 giorni di incubo.

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