Irlanda, ancora molti indecisi sul referendum per il fiscal compact

Irlanda, ancora molti indecisi sul referendum per il fiscal compact
Di Euronews
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Giovedì, gli elettori irlandesi sono chiamati alle urne per un referendum dal cui esito dipenderà la possibilità per il paese di accedere, in caso di bisogno, ai fondi del Meccanismo europeo di stabilità.

Circa il 30% dell’elettorato è ancora indeciso. I fautori del si sostengono che non vi siano altri modi per evitare una crisi alla greca. Quelli del no affermano invece che il Fiscal compact non porterà altro che nuova austerità.

Joseph Daul, Popolari europei: “E’ vero che il referendum segna un passaggio delicato perché gli elettori votano tenendo conto della contingenza, della fase più o meno difficile che attraversano. Potrà prevalere il si o il no, ma credo che sarà un referendum importante per gli irlandesi”.

L’Irlanda è a metà di un percorso triennale di risanamento concordato con i creditori internazionali in cambio di aiuti economici. Il rigore ha lasciato il segno, ma il paese non è ancora fuori pericolo.

“Voterò si perché è quello che raccomanda il nostro governo. Così, se saremo nuovamente in difficoltà, potremmo ottenere un nuovo piano di salvataggio e dei prestiti. Se non riusciamo a stabilizzare la situazione, saremo nei guai”.

“Non so se voterò si o no perché, a dirla tutta, nemmeno gli economisti sembrano capirci qualcosa. Ho ascoltato entrambe le campane e ho visto che ci sono molti punti di dissenso, quindi non ho ancora preso una decisione”.

“Voterò no perché sono state dette troppe bugie da entrambe le parti”.

L’inviata di Euronews, Fariba Mavaddat: “La vittoria del no non cambierebbe i termini del patto di risanamento fiscale che il governo irlandese ha già siglato con l’Unione europea. La vittoria del si aprirebbe la porta ai nuovi fondi del meccanismo di stabilità europeo, che costituirebbero per l’Irlanda una sorta rete di protezione. In cambio di questa, però, il paese sacrificherebbe una parte ulteriore della propria sovranità economica”.

Abbiamo chiesto al primo ministro irlandese, Enda Kenny, se il suo governo abbia preparato un piano di riserva, nel caso in cui il referendum venga bocciato dagli elettori.

Enda Kenny: Non mi aspetto che vinca il no. Gli irlandesi sono sempre stati molto pragmatici sulle questioni europee. Questo paese ha una lunga esperienza nell’applicare lo strumento referendario ai trattati europei. Gli irlandesi sono perfettamente in grado di decidere sui temi in questione.

Fariba Mavaddat, euronews: C‘è molta incertezza sul contenuto di questo referendum. La maggior parte delle persone con cui ho parlato non sa di che cosa si tratti e non intende recarsi alle urne.

Kenny: Gli irlandesi hanno tre ottime ragioni per votare questo trattato. La prima è evidente: gli investitori amano le certezze, amano la chiarezza, la prontezza nel prendere decisioni. Vogliono conoscere il contesto in cui si muovono. E questo tipo di investimento farà nascere migliaia di posti di lavoro in Irlanda nel corso degli anni.
In secondo luogo, l’Irlanda avrà accesso a un meccanismo di salvataggio permanente dell’Unione europea che è l’ESM. E’ come una polizza di assicurazione. Il trattato è molto chiaro su questo punto: i paesi che lo ratificano, avranno accesso all’ESM. Gli altri no. Gli irlandesi lo capiscono bene. Ultimo ma non meno importante, è chiaro che ci deve essere maggiore controllo su come i governi di ciasun paese gestiscono i loro bilanci.

euronews: Lei dice che la gente deve votare si a questo referendum, e che solo dopo si parlerà dei dettagli. Come possono dire di si a ciò che non conoscono?

Kenny: I dettagli del trattato sono spiegati dai fautori del si. Inoltre, c‘è una commissione del tutto indipendente che è incaricata di rispondere con dati concreti alle domande degli elettori.

euronews: Di fatto, lei sottomette l’Irlanda, la sovranità dell’Irlanda, a una decisione collettiva presa dall’insieme dei membri dell’Unione. La politica per l’Irlanda si farà a Bruxelles?

Kenny: Su questo, l’Irlanda non ha potere di veto. Quando un trattato è approvato e ratificato da dodici membri, il suo iter prosegue. In secondo luogo, l’economia irlandese ha cominciato a crescere per la prima volta dopo anni. Le previsioni di crescita per quest’anno sono dello 0,7% e per il prossimo del 2% e per quello successivo del 3%.

euronews: Allora perché approvare un trattato così oneroso se l’economia va bene?

Kenny: Perché siamo inseriti in un programma. Le circostanze nate alcuni anni fa hanno fatto sì che l’Irlanda abbia dovuto pagare un prezzo per la sua salvezza, rispettando un programma. Per sei volte siamo stati valutati dalla troika, in modo intenso e analitico, e abbiamo superato ognuno di questi esami.

euronews: Allora perché introdurre misure di austerità?

Kenny: Questo paese ha uno spareggio di 15 miliardi di euro. In altre parole, abbiamo speso 15 miliardi in più rispetto alle nostre entrate. L’Europa non risolverà il problema al posto nostro. Dobbiamo pensarci noi, è compito del governo.

euronews: Andrete avanti con il trattato se vincerà il no al referendum?

Kenny: C‘è una sola occasione di esprimersi e questa è il 31 maggio. Il trattato prevede che ogni paese lo ratifichi secondo le proprie procedure. La nostra prevede un referendum.

euronews: E se vince il no?

Kenny: Se vince il no ne prenderemo atto, ma non mi aspetto che accada. Non ci sarà una seconda possibilità. Il trattato esige una ratifica secondo procedure specifiche ed entro il 2012. E’ un’occasione irripetibile per gli irlandesi. E mi aspetto che dicano un si convinto, perché è nell’interesse dei loro figli e del loro paese.

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