Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Dal maqam alla polka e al lazgi, il patrimonio musicale dell'Uzbekistan rimane una forza viva

In collaborazione con
Dal maqam alla polka e al lazgi, il patrimonio musicale dell'Uzbekistan rimane una forza viva
Diritti d'autore  Euronews
Diritti d'autore Euronews
Di Akis Tatsis
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi
Condividi Close Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto: Copy to clipboard Link copiato!

Dai venti del deserto del Karakalpakstan ai cortili di Andijan, il patrimonio di musica e danza dell'Uzbekistan rimane un linguaggio vivo di cultura e memoria.

Dal sussurro di melodie antiche al battito vibrante delle danze moderne, l’Uzbekistan custodisce uno degli eredi culturali più affascinanti dell’Asia centrale. Un intreccio vivo di ritmi, canti e gesti che si rinnova continuamente senza mai recidere le proprie radici.

Ogni regione del Paese racconta una storia diversa. Una melodia, un passo, un movimento — e il passato diventa percepibile, condiviso, riportato nel presente.

Karakalpakstan: il respiro del vento e della memoria

Nell’immensità dove il deserto incontra il fiume, il vento del Karakalpakstan sembra portare con sé secoli di ricordi.

Il Maqom Ensemble del Karakalpakstan fa rivivere queste tradizioni esplorando poesie e melodie ancestrali. «Eseguiamo ogni brano con amore e devozione per questa terra», afferma il direttore artistico Sadaddin Sapayev.

La loro opera più nota, I Venti di Jeyhun, unisce canti lapar tradizionali ai versi del poeta nazionale Ibrohim Yusufov. Una composizione che scorre come l’Amu Darya stesso, fondendo voci e strumenti in qualcosa di antico e allo stesso tempo immediato.

Per Ilmira Urazbayeva dell’ensemble Ayqulash, questo patrimonio è un legame prezioso: «Permette ai giovani — sia a chi comprende sia a chi sta imparando — di connettersi con la propria storia e portare i significati del passato nella nostra vita spirituale.»

Qui ogni battito di tamburo, ogni vibrazione della dutar è un dialogo tra generazioni.

Shashmaqom: l’anima meditativa di Bukhara

Nella città antica di Bukhara, la musica diventa meditazione. Lo Shashmaqom, forma classica complessa nata tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo, è considerato un dialogo tra il cuore e l’armonia divina.

«Servono anni di disciplina per padroneggiarlo. Non tutti possono eseguirlo», sottolinea il professor Bexruz Boltayev.

Lo Shashmaqom insegna pazienza, precisione, profondità — valori che hanno plasmato generazioni di musicisti uzbeki. La sua forza risiede non solo nella bellezza, ma anche nel suo spirito educativo e morale: una vera aula viva fatta di suoni e significati.

Andijan: la gioia in movimento

Se lo Shashmaqom invita alla contemplazione, la Polka di Andijan rappresenta la sua controparte gioiosa. Nella Valle di Fergana, questa danza popolare riempie cortili e strade, coinvolgendo persone di ogni età.

«Dai sette ai settant’anni, tutti possono danzare la Polka di Andijan», afferma Alisher Tojiboyev, direttore dell’ensemble Andijon Polkasi.

Nata negli anni ’30 — forse su un palcoscenico teatrale, forse in una festa di matrimonio — la danza celebra agilità, comunità e fierezza.

Il coreografo Abdulaziz Yusupov la descrive così: «I nostri movimenti mostrano forza: sollevare una pietra, tendere un arco, camminare come gli anziani. Ogni gesto ha un significato.»

Una danza che cattura il quotidiano e una bellezza idealizzata: un promemoria che anche la gioia è patrimonio.

Lazgi: il fuoco di Khiva

A Khiva, quando l’alba scalda i tetti antichi, si risveglia il Lazgi. Una delle danze più antiche del mondo, con oltre 3.000 anni di storia, nata nel cuore del Khorezm.

«Chi danza il Lazgi si orienta sempre verso il sole», racconta la professoressa Gavhar Matyoqubova della Lazgi Academy di Khorezm. «La vita fluisce prima nelle dita, poi nei polsi, nelle spalle, nel corpo — e l’essere umano rinasce. È musica divina. Le parole non riescono a contenerla.»

Oggi il Lazgi ha superato i confini nazionali. Artisti dall’Austria, dal Giappone e dal Regno Unito viaggiano in Uzbekistan per apprenderlo. Alcuni studiosi lo definiscono persino una “danza diplomatica”, un linguaggio culturale capace di unire dove le parole non bastano.

Un patrimonio vivo

Dalle pianure ventose del Karakalpakstan alle città desertiche di Khiva, dai toni meditativi di Bukhara ai ritmi gioiosi di Andijan, il patrimonio immateriale dell’Uzbekistan continua a fiorire non come reliquia, ma come identità viva.

Ogni regione aggiunge una sfumatura alla grande sinfonia culturale del Paese. Insieme rivelano una verità: il patrimonio vive grazie alla partecipazione.

Quando un danzatore alza le mani verso il sole o un musicista pizzica una melodia secolare sulla dutar, il passato torna a respirare nell’istante presente.

Come ricorda Sadaddin Sapayev, ogni esibizione inizia «con amore e devozione per questa terra». Una devozione che risuona nelle aule, nei festival e nelle voci delle nuove generazioni.

In Uzbekistan, il patrimonio immateriale sopravvive non solo grazie alla memoria, ma grazie al movimento. Un ritmo senza tempo che accompagna il suo popolo dalle melodie antiche al mondo moderno.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi