Nella lettera inviata agli Stati membri, Ursula von der Leyen ha presentato tre opzioni. Euronews ha visionato il testo e analizzato quali sono i rischi e i vantaggi associati. L'unica certezza è che Kiev ha bisogno di una decisione entro la fine dell'anno
Ursula von der Leyen ha messo le carte in tavola e una scadenza.
In una lettera indirizzata lunedì ai 27 leader dell'Unione Europea, la presidente della Commissione Europea ha delineato le tre principali opzioni che il blocco ha a disposizione per sostenere le esigenze finanziarie e militari dell'Ucraina nei prossimi due anni.
Il documento, visionato da Euronews, analizza i pro e i contro di ciascuna opzione e conferisce un senso di urgenza ai colloqui in vista del vertice chiave di dicembre.
"Le opzioni presentate in questa nota sono crude, sia nella loro concezione che nelle loro implicazioni. È chiaro che non ci sono opzioni facili", afferma nel testo von der Leyen, "l'Europa non può permettersi la paralisi, né l'esitazione né la ricerca di soluzioni perfette o semplici che non esistono".
Ecco cosa abbiamo appreso dal tanto atteso documento sulle opzioni.
Di quanti soldi ha bisogno l'Ucraina per andare avanti
La lettera di 12 pagine di Von der Leyen mostra l'enorme assistenza di cui l'Ucraina avrà bisogno l'anno prossimo e nel 2027 per continuare a combattere contro l'invasione russa.
La Commissione europea stima 83,4 miliardi di euro per le forze armate ucraine e 55,2 miliardi di euro per il funzionamento dell'economia, per un totale di 135 miliardi di euro nei prossimi due anni.
Per fare un paragone, dall'inizio della guerra contro la Russia nel febbraio 2022, il blocco ha fornito 66 miliardi di euro in aiuti militari e 100,6 miliardi di euro in sostegno finanziario, oltre a 3,7 miliardi di euro provenienti dai profitti imprevisti dei beni russi immobilizzati.
Ciò significa che, nei prossimi due anni, l'Ue contribuirà quasi quanto ha fatto in quasi quattro anni.
L'aumento è direttamente correlato al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca che ha tagliato la maggior parte degli aiuti diretti, comprese le ingenti donazioni di armi e munizioni inviate sotto il presidente Joe Biden.
Ora è l'Ue a dover pagare il conto, con un certo aiuto da parte di alleati come Regno Unito, Norvegia, Canada e Giappone.
"Mentre l'aggressione russa continua e i costi della guerra aumentano, la capacità di ripresa finanziaria dell'Ucraina si sta erodendo", scrive von der Leyen, "senza un sostegno sostenuto e graduale nel 2026 e oltre, l'Ucraina rischia seriamente di trovarsi in una situazione di stallo economico, minando la sua capacità di difendersi e di mantenere le funzioni statali essenziali".
Prestiti ma costosi o uso dei beni russi congelati
Le prime due opzioni del documento si riducono a un nuovo debito.
L'opzione 1 consisterebbe in sovvenzioni a fondo perduto erogate a livello nazionale, mentre l'opzione 2 sarebbe la stessa, ma fatta con un prestito collettivo a livello di Ue dunque obbligatorio e non volontario.
Entrambe le opzioni richiederebbero di rivolgersi ai mercati finanziari e di raccogliere denaro fresco, il che rappresenta un problema per gli Stati membri che devono far fronte a un forte deficit nazionale.
Secondo von der Leyen, questo sarebbe relativamente semplice, ma avrebbe un impatto fiscale immediato perché le sovvenzioni verrebbero conteggiate nei bilanci degli Stati membri, che dovrebbero coprire il capitale e gli interessi associati.
Con l'opzione del debito comune, la sottoscrizione dei finanziamenti sarebbe legata alle dimensioni economiche di ogni Stato membro, che dovrebbe pagare anche gli interessi. Se uno o più Paesi decidessero di ritirarsi dal programma, gli altri dovrebbero farsi avanti per colmare la differenza.
Inoltre, avverte von der Leyen, l'indebitamento congiunto avverrebbe in un "periodo già estremamente intenso" e dovrebbe essere "gestito con attenzione" per ottenere i migliori tassi di prestito sul mercato.
Le opzioni 1 e 2 potrebbero utilizzare il bilancio comune del blocco come ulteriore garanzia. Tuttavia, le attuali regole di bilancio vietano il prestito per un Paese non appartenente all'Ue.
Per modificare la legislazione sarebbe necessaria l'unanimità, un'impresa ardua vista l'opposizione dell'Ungheria a sostenere l'Ucraina.
L'ipotesi dei beni russi per il prestito a Kiev
Il prestito si baserebbe sui beni della Banca centrale russa, immobilizzati fin dai primi giorni della guerra. La maggior parte degli asset, per un valore di circa 185 miliardi di euro, è detenuta presso Euroclear, un deposito centrale di titoli a Bruxelles.
Secondo lo schema, non ancora sperimentato, Euroclear trasferirebbe i saldi di cassa alla Commissione, che emetterebbe poi un prestito di 140 miliardi di euro all'Ucraina per conto dell'Unione (i restanti 45 miliardi di euro coprirebbero una linea di credito del G7 in corso).
All'Ucraina verrebbe chiesto di rimborsare il prestito solo dopo che la Russia avrà posto fine alla sua guerra di aggressione e avrà accettato di risarcire i danni causati. Dopodiché, la Commissione rimborserebbe Euroclear ed Euroclear rimborserebbe la Russia, completando il cerchio.
Da quando l'idea è stata lanciata a settembre, il Belgio, primo custode degli asset, si è lamentato di essere l'unico Paese in prima linea e ha chiesto una trasparenza totale per individuare tutti gli asset disponibili.
Dopo tutto, la Commissione ha ripetuto più volte che ci sono circa 210 miliardi di euro di asset sovrani russi in tutto il blocco.
"Il pollo più grasso è in Belgio, ma ci sono altri polli in giro", ha detto il mese scorso il primo ministro belga Bart De Waver.
Il governo belga è profondamente preoccupato dalla prospettiva di una causa multimiliardaria avviata da Mosca. I due Paesi sono legati da un trattato di investimento del 1989 che prevede l'arbitrato in caso di controversia.
Un trattato simile è stato utilizzato da un oligarca russo per avviare una causa da 14 miliardi di euro in Lussemburgo.Come primo passo, von der Leyen suggerisce al Belgio di ritirarsi dal trattato.
Poi, chiede agli Stati membri di fornire "garanzie giuridicamente vincolanti, incondizionate, irrevocabili e su richiesta" per coprire non solo i 185 miliardi di euro provenienti dagli asset stessi, ma anche qualsiasi potenziale ricompensa arbitrale.
Le garanzie dovrebbero essere pronte nel caso in cui le sanzioni che hanno immobilizzato i beni vengano revocate prima della fine della guerra e Mosca accetti di pagare le riparazioni.
Von der Leyen accenna nella missiva a un possibile passaggio dall'unanimità alla maggioranza qualificata, anche se un tentativo simile è stato tentato l'anno scorso ma bloccato dall'Ungheria.
Per il resto la presidente apre la porta all'utilizzo dei restanti 25 miliardi di euro, la cui esatta ubicazione rimane avvolta nel segreto. Ciò significa che il prestito di riparazione potrebbe superare la cifra iniziale di 140 miliardi di euro e quindi durare più a lungo.
Questi 25 miliardi di euro sono custoditi in "banche commerciali", che potrebbero opporsi a concedere l'accesso a conti privati. L'incertezza sulle sfide legali e sul rinnovo delle sanzioni significa che le garanzie fornite dagli Stati membri potrebbero durare "per sempre", ammette von der Leyen.
Quali rischi comporta il prestito di riparazione all'Ucraina
In senso stretto, il prestito di riparazione non sarebbe una confisca di beni sovrani, che è severamente vietata dal diritto internazionale, perché la Russia avrebbe la possibilità di recuperare i suoi fondi se compensa lo scempio che ha fatto.
Tuttavia, von der Leyen sembra riconoscere che gli investitori stranieri potrebbero vedere l'iniziativa come una vera e propria confisca e fuggire dalla zona euro. "Non si può escludere che ci siano potenziali effetti a catena, anche per i mercati finanziari", ha la responsabile dell'esecutivo Ue.
"Sarebbe necessario uno sforzo concertato da parte dell'Unione, ed eventualmente dei partner internazionali, per contrastare tale percezione". Se gli altri partner del G7, che detengono una quota minore degli asset russi, imiteranno il prestito di riparazione, il rischio di reputazione potrà essere "ulteriormente ridotto", aggiunge la lettera agli Stati membri.
Mentre il Regno Unito e il Canada hanno espresso interesse a replicare lo schema di prestito, Stati Uniti e Giappone sono stati più cauti.
L'importanza di convincere gli alleati occidentali è stata sottolineata da Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, in occasione dell'incontro con i leader dell'Ue a ottobre.
Qualunque sia l'opzione scelta deve esserci una decisione a breve, sottolinea von der Leyen nella sua lettera. "La velocità è essenziale", si legge nel testo.
L'Ucraina avrà bisogno di capitali anche nel secondo trimestre del 2026, quando la responsabilità ricadrà interamente sulle spalle dell'Ue.
Se questa non fosse una motivazione sufficiente, von der Leyen ricorda ai leader che il Fondo monetario internazionale deciderà un nuovo programma di assistenza per l'Ucraina a dicembre o gennaio.
Per ottenere una risposta positiva dal Fondo, Kiev deve dimostrare un "fermo impegno" a mantenere le proprie finanze, cosa che solo gli aiuti europei possono garantire.
Ciò significa che i leader dell'Ue dovranno prendere una decisione quando si riuniranno a Bruxelles il 18 e 19 dicembre per un vertice decisivo.
Se le preoccupazioni del Belgio dovessero rivelarsi insormontabili e il dibattito sul prestito di riparazione dovesse protrarsi, il blocco potrebbe ricorrere all'opzione 1 o all'opzione 2, o a un mix di entrambe, come "soluzioni ponte" per evitare un'improvvisa interruzione degli aiuti.
"In ultima analisi, ciò che accade in Ucraina è fondamentale per il Paese stesso e per il futuro dell'Europa nel suo complesso", conclude von der Leyen nella lettera.