Un nuovo rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) avverte che un ceppo di influenza aviaria trasmesso dagli animali alle persone negli Stati Uniti potrebbe diffondersi in Europa
Un ceppo di influenza aviaria, trasmesso dagli animali alle persone negli Stati Uniti, potrebbe arrivare in Europa, avvertono gli scienziati dell’Ue in un nuovo rapporto.
Secondo l’analisi dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), i maggiori rischi di diffusione derivano dal commercio di prodotti a base di latte crudo tra l’Ue e gli Stati Uniti e dai movimenti migratori degli uccelli selvatici.
La diffusione dell'influenza aviaria
Negli ultimi cinque anni, l’influenza aviaria si è diffusa a livelli elevati in tutto il mondo, colpendo anche uccelli selvatici e allevamenti di pollame in Europa. Occasionalmente, il virus ha superato la barriera di specie, infettando mammiferi come volpi, visoni e gatti.
Le autorità europee sono inoltre preoccupate per un’epidemia di influenza aviaria H5N1 scoppiata tra le mucche da latte negli Stati Uniti, che lo scorso anno ha infettato 70 persone e causato un decesso.
Attualmente non ci sono prove di trasmissione da persona a persona e il ceppo statunitense non è stato ancora rilevato nell’Ue. Tuttavia, gli esperti temono che, senza un adeguato controllo, il virus possa evolvere e diffondersi più facilmente tra gli esseri umani, aumentando il rischio di una pandemia su larga scala.
“I virus dell’influenza aviaria rappresentano una minaccia crescente, con il potenziale di adattarsi all’uomo e di scatenare future pandemie”, ha dichiarato a Euronews Health Andrea Gervelmeyer, responsabile scientifico del team per la salute animale dell’Efsa. “Questa è una grande preoccupazione per la salute globale.”
Nella nuova relazione, l’Efsa ha valutato tutte le possibili vie di ingresso del ceppo statunitense nell’Ue.
Quali sono le possibili vie di ingresso del ceppo Usa nell'Ue
Un canale di rischio è rappresentato dagli uccelli selvatici migratori, che nei prossimi mesi potrebbero trasportare l’H5N1 verso scali europei chiave quali Islanda, Regno Unito, Irlanda, regioni occidentali della Scandinavia e le principali zone umide lungo le coste di Germania, Danimarca e Paesi Bassi.
Gli esperti hanno inoltre analizzato i flussi commerciali tra Ue e Stati Uniti.
Le importazioni di latte crudo, formaggi e altri prodotti lattiero-caseari costituiscono un “rischio potenziale di introduzione del virus nell’Ue”, hanno spiegato.
Prodotti a base di latte crudo possono essere correttamente etichettati o sottoposti a pastorizzazione, un trattamento termico che elimina batteri e virus, incluso quello dell’influenza aviaria. Tuttavia, le esportazioni da zone statunitensi colpite dall’epidemia potrebbero presentare un rischio maggiore.
Dal 2023, l’Ue ha importato dagli Usa 889 tonnellate di latte e panna e 10 tonnellate di formaggio fresco che “potrebbero non aver subito un trattamento termico sufficiente” per eliminare il virus, ha precisato l’Efsa.
L’Ue importa inoltre circa 20mila tonnellate di carne bovina dagli Stati Uniti ogni anno. Nonostante ciò, a causa delle rigorose norme commerciali e della limitata presenza del virus nella carne, è considerato improbabile che questo possa rappresentare una via di ingresso per il virus.
Analogamente, gli scienziati ritengono che le esportazioni statunitensi di pollo, pollame o sperma di toro – di cui l’Ue ha importato quasi 85mila kg dal 2023 – non costituiscano una minaccia significativa per la diffusione dell’influenza aviaria in Europa.
L’Efsa ha comunque segnalato un certo grado di “incertezza” sui dati provenienti dagli Stati Uniti e continuerà a monitorare attentamente la situazione, formulando raccomandazioni per prevenire l’ingresso del ceppo statunitense nell’Ue.
Per ora, Gervelmeyer sottolinea che questa valutazione del rischio aiuterà a rafforzare “le misure di preparazione per proteggere la salute pubblica in Europa”.