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Cosa prevede il piano del Regno Unito per potenziare la propria difesa

Il primo ministro britannico Keir Starmer
Il primo ministro britannico Keir Starmer Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Anna Desmarais
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Euronews Next analizza nel dettaglio il piano di riarmo del Regno Unito per capire quali armi verranno acquistate e se altri Paesi dovrebbero seguirne l'esempio

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Il Regno Unito ha di recente approvato la Strategic Defence Review. Un piano di riarmo che segna un cambiamento "epocale" nell'approccio militare della nazione europea, che punta a farsi trovare "pronta" in caso di conflitto.

Londra si impegna ad aumentare la spesa militare al 2,5 per cento del Pil entro il 2027, superando il parametro di riferimento attuale della Nato, e a raggiungere il 3 per cento "quando le condizioni economiche e politiche lo permetteranno".

Ciò consentirà al Regno Unito di creare un esercito che combini "combattenti convenzionali e digitali, droni, intelligenza artificiale nei carri armati e nell'artiglieria con un approvvigionamento che si misurerà in mesi, non in anni", si legge nel piano. Ecco alcune delle nuove tecnologie militari su cui Londra intende puntare.

La "prossima generazione" dell'aeronautica militare britannica

Uno dei primi impegni del nuovo piano del Regno Unito è quello di creare una Royal Air Force (RAF) di "nuova generazione" con jet F-35, Typhoon aggiornati e jet veloci di nuova generazione.

L'esercito britannico si affida già all'F-35 Lightning, una variante a decollo corto e atterraggio verticale del velivolo che opera da basi a corto raggio e portaerei della Marina britannica. Quelli attualmente impiegati dalla Marina sono lunghi poco meno di 16 metri, possono raggiungere la velocità di 1,6 Mach (1.914 chilometri all'ora) e hanno una capacità di sollevamento di 18mila tonnellate.

La Lockheed Martin, il produttore del caccia, ha dichiarato che nel 2024 il Regno Unito ha riconfermato il suo impegno a ricevere 138 F-35 e che i velivoli saranno gestiti congiuntamente dalla Royal Navy e dall'Air Force.

"Dobbiamo migliorare la nostra potenza di fuoco"

In precedenza, gli esperti hanno espresso a Euronews Next le loro preoccupazioni riguardo a un possibile "kill switch" che potrebbe essere presente a bordo: un dispositivo che permetterebbe all'azienda americana di controllare da remoto i mezzi. L'azienda ha negato, ma la nostra redazione ha chiesto al Parlamento britannico di confermare se gli accordi per l'F-35 andranno avanti nonostante queste preoccupazioni, non ottenendo per ora risposte.

Matthew Savill, responsabile delle Scienze militari presso il Royal United Services Institute, ha affermato che, sebbene l'F-35 sia un buon aereo, alle forze armate britanniche manca ancora un'arma a lungo raggio da utilizzare con esso a causa dell'implementazione "penosamente lenta" dello Spear 3.

La tecnologia dovrebbe essere utilizzata per potenziare ciò che le forze armate britanniche già possiedono, ha aggiunto: "Dobbiamo migliorare essenzialmente la nostra capacità di combattimento e la nostra potenza di fuoco", ha dichiarato in una conferenza stampa poco dopo la pubblicazione del rapporto britannico.

L'eliminazione graduale dell'Eurofighter Typhoon

Il Regno Unito ha anche dichiarato che lavorerà anche sulla prossima generazione di "jet veloci". Il piano prevede che ciò avvenga attraverso il Global Combat Air Programme (Gcap), una joint venture tra la britannica BAE Systems, la giapponese Aircraft Industrial Enhancement e l'italiana Leonardo per creare un aereo da combattimento di sesta generazione entro il 2035.

In un rapporto del novembre 2024 del Parlamento si legge che sono già stati investiti 2 miliardi di sterline (2,37 miliardi di euro) e che il governo britannico ha stanziato altri 12 miliardi di sterline (14,22 miliardi di euro) nei prossimi dieci anni per il programma.

I nuovi velivoli sostituiranno gli attuali Eurofighter Typhoon che, secondo il Parlamento britannico, dovrebbero essere ritirati dal servizio nel 2030.

I velivoli di sesta generazione, come quelli che le forze armate britanniche, giapponesi e italiane vogliono sviluppare, sono più avanzati degli attuali caccia di quinta generazione, secondo quanto ha scritto David Bacci, ricercatore dell'università di Oxford, in un articolo per The Conversation.

Il Gcap è una delle aree in cui credo che il Regno Unito stia di fatto facendo una scelta significativa in termini di risorse. Stiamo puntando molto sugli aerei da combattimento
Matthew Savill
Responsabile delle Scienze militari presso il Royal United Services Institute

Aerei più rapidi, potenti e dotati di realtà virtuale

Una delle probabili innovazioni nei mezzi di sesta generazione, secondo lo stesso Bacci, è la completa rimozione delle code verticali nella parte posteriore del velivolo a favore della spinta vettoriale, che renderà i velivoli più rapidi in aria.

I caccia potrebbero anche avere motori potenziati per migliorare le prestazioni, il dispiegamento di droni dall'aereo e una "cabina di pilotaggio digitale avanzata" supportata dalla realtà virtuale che "permetterà al pilota di diventare effettivamente un manager della battaglia", ha continuato.

I progetti per questi caccia sarebbero inseriti in un piano più ampio per un esercito "dieci volte più letale" che combini difesa aerea, intelligenza artificiale, armi a lungo raggio e sciami di droni terrestri. Il Gcap in questo senso è "piuttosto importante" per l'industria aerospaziale britannica, ha spiegato Savill, ma si tratta di un "vasto progetto con un grande impegno nel breve termine", che però probabilmente non sarà operativo prima di quindici anni.

“Il Gcap è una delle aree in cui credo che il Regno Unito stia di fatto facendo una scelta significativa in termini di risorse. Stiamo puntando molto sugli aerei da combattimento”, ha dichiarato il ricercatore.

Una Royal Navy "ibrida" con nuovi sottomarini consegnati ogni "18 mesi"

I caccia verrebbero integrati in una Royal Navy "ibrida" e utilizzati insieme a droni, navi da guerra e sottomarini per pattugliare il Nord Atlantico "e oltre", ha aggiunto Savill. Il piano promette in particolare fino a dodici "sottomarini d'attacco armati convenzionalmente e a propulsione nucleare attraverso il programma Aukus".

L'obiettivo è di consegnare un nuovo sottomarino "ogni 18 mesi", si legge nel piano, il che garantirebbe 30mila posti per profili junior e 14mila per laureati nei prossimi dieci anni.

Savill ha detto che per raggiungere questo obiettivo sono necessari investimenti "significativi" a Barrow e Raynesway, e a Derby, il sito in cui verranno prodotti i sottomarini, ma il piano non spiega come si raggiungerà questo obiettivo.

"Credo che questo sia un target difficile da raggiungere", ha ammesso Savill, sottolineando che sarà necessario un "grande cambiamento culturale" all'interno delle forze armate del Regno Unito. "Quello che la revisione stabilisce sono questi obiettivi che dicono che si dovrebbero porre gli aspetti più importanti su contratto entro due anni. Sono curioso di sapere come ci riusciranno, perché finora i risultati non sono stati brillanti".

Il Regno Unito gestisce attualmente sette sottomarini d'attacco della classe Astute, che saranno gradualmente sostituiti dai nuovi, alla fine del 2030.

Le lezioni apprese dall'Ucraina

Londra ha dichiarato che farà tesoro di alcune delle lezioni apprese dal campo di battaglia in Ucraina, come lo sfruttamento dei droni, dei dati e della guerra digitale, nella sua nuova strategia di preparazione alla guerra.

"La lezione fondamentale per oggi è che, con la tecnologia che si sviluppa più velocemente che in qualsiasi altro momento della storia umana, le nostre forze armate e l'intera difesa devono innovare al ritmo della guerra", si legge nel rapporto.

Secondo gli esperti, una delle tecnologie di punta in Ucraina è proprio l'industria dei droni, che rappresenta circa il 25 per cento della fornitura di armi del Paese.

Secondo la Kiev School of Economics, l'esercito ha potenziato l'industria passando da una produzione di circa cinquemila droni all'inizio dell'invasione, nel 2022, agli attuali 4 milioni. L'esercito dispone ora di un portafoglio nazionale di droni specializzati, da trasporto, da attacco, specializzati in guerra elettronica e nel volo a sciame, dotati di intelligenza artificiale.

Sebbene nel piano di difesa del Regno Unito non siano previsti investimenti specifici per una flotta di droni, diversi tipi sono identificati come prioritari, come quelli a lungo raggio, monouso, subacquei, di superficie, di sorveglianza.

Il rapporto indica che il Regno Unito "raddoppierà gli investimenti nei sistemi autonomi" per aumentare il potenziale di esportazione del Paese e creerà un nuovo "centro per i droni".

Come in Ucraina, l'esercito britannico sta pianificando un passaggio a un maggiore uso dei sistemi autonomi e di IA nelle sue forze. Il piano prevede di creare una capacità operativa per un nuovo centro di sistemi non equipaggiati per la difesa entro il prossimo febbraio.

Nel piano anche i fondi per l'Ucraina

Uno dei principali insegnamenti dell'Ucraina è anche come guidare l'intero esercito "secondo la logica del ciclo dell'innovazione", trovando, acquistando e utilizzando l'innovazione per portarla "dalle idee alla linea del fronte in modo rapido".

Gli esperti hanno già dichiarato a Euronews che il governo ucraino utilizza un "modello danese" per finanziare direttamente le aziende della difesa e le start-up che producono armi sul campo. Esso ha permesso di accelerare i tempi di approvazione dei nuovi prototipi di difesa a tre mesi, che di solito avrebbero richiesto più di un anno in tempo di pace.

Uno dei modi in cui il Regno Unito intende replicare questo successo è attraverso un Defence AI Investment Fund per "accelerare l'adozione l'intelligenza artificiale nella difesa" e dare priorità ai casi d'uso più promettenti. Il piano spiega infine che il Regno Unito continuerà ad stanziare 3 miliardi di sterline (3,56 miliardi di euro) per l'Ucraina ogni anno "per tutto il tempo necessario".

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