Inizialmente messi da parte, gli europei vogliono rientrare nei negoziati di pace tra Ucraina e Russia facendo leva su questioni che possono essere risolte solo con il loro consenso. Ma quali sono? Alcune sono proprio quelle messe da parte nel piano originario da 28 punti discusso a Ginevra
Il piano di pace redatto dagli Stati Uniti e dalla Russia per porre fine alla guerra in Ucraina ha stupito gli europei per le sue disposizioni percepite come troppo favorevoli a Mosca.
I termini della bozza implicavano una perdita di controllo per l'Europa sul proprio quadro di sicurezza che l'avrebbe privata di margini fondamentali nei confronti della Russia.
Questi dubbi potrebbero avere contribuito, insieme agli incontri tra delegazioni di Ucraina e Stati Uniti a Ginevra, alla riduzione dei punti del piano da 28 a 19.
Gli elementi "politicamente più sensibili" del testo sono stati lasciati a discussioni dirette a breve tra i presidenti Trump e Zelensky, ha dichiarato al Financial Times il viceministro degli Esteri ucraino, Sergiy Kyslytsya che era presente ai colloqui a Ginevra.
L'Ue e gli alleati stanno spingendo dunque per avere voce in capitolo su ciò che avverrà in seguito, in particolare sulle questioni che richiederanno la loro partecipazione, dalle sanzioni alla difesa.
L’Europa ha preteso infanto lo stralcio della questione degli asset russi congelati secondo Bloomberg e ha chiesto per l’Ucraina garanzie stile articolo 5, come sempre proposto dall'Italia.
Quali sono i punti caldi del piano per gli europei?
L'adesione dell'Ucraina alla Nato in primo piano
L'Ucraina aspira da tempo a entrare nell'Alleanza Atlantica, che protegge i suoi membri con una clausola di difesa collettiva. Colpita dall'invasione russa, l'Ucraina considera l'articolo 5 come il più potente deterrente contro una futura aggressione.
All'inizio di quest'anno, il segretario generale Mark Rutte ha parlato di un "percorso irreversibile dell'Ucraina per entrare nella Nato", ma la tabella di marcia per l'Ucraina è tutt'altro che chiara e non c'è consenso tra gli alleati.
Per Mosca, l'ammissione di Kiev è una linea rossa. La bozza di piano trapelata la scorsa settimana conteneva infatti un'ampia clausola per tenere fuori l'Ucraina per sempre.
"L'Ucraina accetta di sancire nella sua costituzione che non entrerà nella Nato, e la Nato accetta di includere nei suoi statuti una disposizione secondo cui l'Ucraina non sarà ammessa in futuro", si leggeva.
La formulazione della frase non è piaciuta agli europei, perché imporrebbe di fatto un veto russo all'alleanza che potrebbe creare un pericoloso precedente. Gli europei insistono sul fatto che le decisioni che riguardano l'Alleanza devono essere prese solo dai suoi 32 membri.
Questa logica si applicherebbe anche a un altro elemento del piano di pace: il potenziale dispiegamento di truppe Nato sul suolo ucraino. L'idea è stata inizialmente proposta dalla Coalizione dei volenterosi guidata da Francia e Regno Unito.
A settembre, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che 26 Paesi hanno accettato di inviare truppe in Ucraina come parte di una "forza di rassicurazione" o di fornire assistenza a terra, in mare o in aria come parte delle future garanzie di sicurezza.
Sanzioni per l'economia russa martoriata
L'Unione Europea ha imposto finora 19 pacchetti di sanzioni contro la Russia nel tentativo di paralizzare la capacità della Russia di finanziare la guerra.
Le sanzioni sonovaste e complesse e riguardano le importazioni, le esportazioni, le banche, l'energia, i trasporti, la difesa, i servizi e i media, oltre a una lista nera di oltre 2.700 persone ed entità accusate di aver contribuito alla macchina bellica russa.
L'alleggerimento delle sanzioni è sempre stato in cima alla lista dei desideri del Cremlino.
Un primo tentativo a marzo è stato fermamente respinto da Bruxelles. Ora ci stanno riprovando: il piano in 28 punti parla di revocare le sanzioni "per gradi e caso per caso".
Se una pacificazione economica avverrà mai dipenderà in gran parte dall'Ue, che governa il più grande regime di sanzioni tra gli alleati occidentali. Funzionari e diplomatici sono riluttanti ad annullare le sanzioni così velocemente e senza garanzie che la Russia non attaccherà di nuovo l'Ucraina.
Nel prosieguo dei colloqui, ci si aspetta che il blocco spinga per una tempistica lunga e attentamente studiata, che possa permettergli di reimporre le dure sanzioni in qualsiasi momento.
Anche se l'alleggerimento dovesse essere concesso, alcune componenti cruciali esulano dal campo delle sanzioni. L'Ue sta attualmente lavorando a un'eliminazione irreversibile di tutti gli acquisti di energia russa entro il 2028, privando Mosca della sua clientela un tempo affidabile.
Il dossier dei beni immobilizzati della Banca centrale russa
Nessuna sanzione ha dato al blocco una leva maggiore dell'immobilizzazione dei beni della Banca centrale russa, per un valore di ben 210 miliardi di euro in tutto il territorio dell'Ue.
I beni congelati sono in prima linea in un piano per l'emissione di un prestito di riparazione in grado di coprire le esigenze finanziarie e militari dell'Ucraina per il 2026 e il 2027. Con il ritiro degli Stati Uniti dall'assistenza a Kiev, il peso ricade interamente sull'Ue.
Il prestito di riparazione utilizzerebbe i saldi di cassa generati dalle attività russe e verrebbe rimborsato solo se Mosca accettasse di risarcire i danni di guerra.
Ma il piano in 28 punti pubblicato la scorsa settimana ha capovolto drasticamente il copione, prevedendo la suddivisione dei beni in due fondi d'investimento separati che consentirebbero sia agli Stati Uniti che alla Russia di trarre benefici commerciali.
Ciò ha provocato indignazione e sgomento tra gli europei, che vedono negli asset lo strumento più potente per far pagare alla Russia i danni causati.
Con i negoziati che procedono a ritmo serrato, gli europei insistono sul fatto che i beni non possono essere scongelati facilmente e che la Russia dovrebbe pagare un risarcimento sotto forma di riparazione. Un funzionario ha dichiarato a Euronews che il piano pubblicato la scorsa settimana è una "brutalità economica".
António Costa, presidente del Consiglio europeo, ha dichiarato che una decisione su come colmare il deficit finanziario dell'Ucraina sarà presa prima di metà dicembre.
Reintegrazione globale per la Russia nel G8
Il piano originario portato a Ginevra prevede anche che la Russia venga invitata nuovamente al G8, in modo da porre fine all'isolamento di Putin sulla scena internazionale e dalle grandi potenze globali.
Il presidente Trump ha dichiarato pubblicamente che sarebbe favorevole al ritorno della Russia tra le 8 potenze mondiali, senza fare i conti con il mandato di arresto internazionale che pende sul presidente russo.
La Russia è stata sospesa a tempo indeterminato dal G8 nel 2014 in seguito all'annessione della Crimea. Il gruppo è stato ribattezzato nuovamente G7 e da allora ha mantenuto il nome.
"Putin parla con me, non parla con nessun altro perché è stato insultato quando è stato cacciato dal G8", ha detto Trump a giugno, definendo la sospensione un "grande errore".
Essendo un'organizzazione basata sul consenso, l'ingresso della Russia nel gruppo richiederebbe l'approvazione di tutti i membri in carica, tra cui Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada e Giappone, oltre all'Ue. L'ingresso della Russia rappresenterebbe un fallimento della loro politica di isolamento come punizione per l'attacco all'Ucraina.
Gli analisti sostengono che una tale mossa sarebbe l'equivalente di un'amnistia politica per Putin.
Adesione all'Ue per l'Ucraina
Mosca è assolutamente contraria anche all'ingresso dell'Ucraina nell'Ue, per quanto gli Usa sarebbero favorevoli, come premio di consolazione per Kiev in caso di stop all'entrate nella Nato.
"L'Ucraina è idonea all'adesione all'Ue e riceverà un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo mentre la questione viene discussa", si legge nel piano in 28 punti.
Bruxelles ha dichiarato che l'adesione è esclusivamente "basata sul merito" e non è il risultato di politiche o accordi esterni. Come nel caso delle sanzioni, l'adesione dipende interamente dall'unanimità.
Mentre l'Ucraina ha compiuto progressi tecnici grazie alle riforme strutturali, il veto dell'Ungheria ha impedito al Paese di fare grandi passi avanti quest'anno.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato nel fine settimana che spetta a Kiev decidere quali saranno le sue future alleanze, non alle pressioni esterne.
"L'Ucraina deve avere la libertà e il diritto sovrano di scegliere il proprio destino", ha dichiarato Ursula von der Leyen in un comunicato, "hanno scelto un destino europeo".