Il piano italiano per la ricostruzione di Gaza include borse di studio per studenti palestinesi, collaborazioni con ospedali in Egitto e Giordania, e l'invio di aiuti umanitari da record
L'Italia ha lanciato mercoledì una task force per la ricostruzione di Gaza focalizzata su aiuti umanitari, istruzione, sanità e sicurezza.
Lo ha reso noto un comunicato del governo dopo una riunione presieduta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, a cui hanno partecipato anche i vertici della difesa e dell'intelligence.
La riunione si è tenuta a pochi giorni dalla firma degli accordi di pace tra Israele e Hamas siglati a Sharm El-Sheikh, che hanno posto una tregua al conflitto iniziato il 7 ottobre 2023.
Durante il summit in Egitto la premier Giorgia Meloni aveva annunciato che l'Italia è pronta a inviare truppe a Gaza per una forza di stabilizzazione su richiesta dell'Onu.
L'Italia pianifica il più grande invio di aiuti umanitari a Gaza dal 2023
In ambito umanitario, si punta a un piano massiccio di aiuti alimentari, con il più grande invio dall'inizio della guerra. "Faremo la più grande operazione mai fatta in Italia, nel giro di una decina di giorni partiranno 100 tonnellate di aiuti, che probabilmente faremo passare attraverso la Giordania", ha spiegato Tajani.
L'Italia ha già inviato 2,400 tonnellate di cibo e beni di prima necessità a Gaza negli ultimi due anni.
Collaborazione sanitaria per curare i palestinesi in Egitto e Giordania
Roma intende anche avviare nuove operazioni di accoglienza, in coda a quelle già attivate che hanno ospitato circa 1,200 palestinesi, tra cui 200 bambini.
Ma Tajani ha specificato che l'assistenza sanitaria sarà offerta prima di tutto nella regione, con collaborazioni e missioni tecniche tra ospedali italiani, fra cui il Bambin Gesù, il Gemelli, il Rizzoli e il Meyer, e strutture sanitarie in Egitto e Giordania.
L'Italia inaugura i "corridoi universitari" per ospitare gli studenti di Gaza
A inizio ottobre l'Italia ha inaugurato i "corridoi universitari", progetti di borse di studio destinate a studenti e ricercatori palestinesi.
"Il settore formativo è fondamentale anche per la formazione della futura classe dirigente dell'Autorità Nazionale Palestinese", si legge in una nota del ministero degli Esteri.
"L'Italia è pronta ad elaborare programmi per sostenere una pubblica amministrazione moderna ed efficiente, capace di gestire la ricostruzione e i servizi essenziali".
Roma pronta a inviare truppe a Gaza
Oltre ai piani di ricostruzione, l'Italia potrebbe partecipare a una missione di stabilizzazione dell'Onu. Lo ha confermato la premier a margine della conferenza di Sharm el-Sheikh in Egitto.
La possibile partecipazione dell'Italia a una missione internazionale ha incontrato il sostegno anche delle opposizioni, a partire dal Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
"Serve una forza di stabilizzazione militare a Gaza, con la spina dorsale dei Paesi arabi e con un mandato delle Nazioni Unite. Senza di essa è impossibile pensare al disarmo di Hamas e al ritiro delle forze israeliane", ha affermato Marco Minniti, ex ministro dell'Interno, ora presidente della Fondazione Med-Or.
Nella Fondazione sono coinvolte diverse società italiane della difesa e dell'energia, come Leonardo, Eni e Fincantieri, a rappresentare il "sistema Paese" nei rapporti con Medio Oriente e Mediterraneo, e che potrebbero avere un ruolo nella ricostruzione della Striscia.
Anche altri Paesi si sono attivati per la messa in sicurezza della Striscia. Parigi e Londra presenteranno una risoluzione Consiglio di sicurezza dell'Onu per formare una forza di stabilizzazione da dispiegare a Gaza, ha affermato il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot.
La missione militare Eubam coordina il passaggio di feriti palestinesi verso l'Egitto
Nel frattempo, l'Italia è già parte dell'European Union Border Assistance Mission (Eubam), una missione europea avviata nel 2005 per monitorare i flussi di persone e merci al valico di Rafah, la frontiera tra Gaza ed Egitto.
La missione era stata sospesa nel 2007 dopo la presa del potere di Hamas nella Striscia, ma è stata riattivata a febbraio 2025, dopo il primo cessate il fuoco tra Hamas e Israele, per far fronte all'emergenza umanitaria nella Striscia.
L'Eubam è ora chiamata a supervisionare la futura riapertura del valico di Rafah. Quest'ultimo è tenuto chiuso da Israele, che ha affermato che non riaprirà finché Hamas non restituirà le salme degli ostaggi uccisi.
L'Italia partecipa alla missione con un contingente di otto carabinieri, che operano insieme a circa venti colleghi della Guardia Civil spagnola e della Gendarmerie francese. I militari offrono addestramento e formazione al personale dell'Anp e supportano le attività dell'Eubam.
Nel corso del vertice di governo di mercoledì si è ipotizzato anche l'invio dell'esercito italiano per operazioni di sminamento, quando le condizioni di sicurezza sul terreno lo permetteranno.