Newsletter Newsletters Events Eventi Podcasts Video Africanews
Loader
Seguiteci
Pubblicità

Flotilla, intervista al giornalista D'Agostino: scioperi e solidarietà portuali i punti di svolta

Il giornalista italiano Lorenzo D'Agostino in un'imbarcazione della Global Sumud Flotilla
Il giornalista italiano Lorenzo D'Agostino in un'imbarcazione della Global Sumud Flotilla Diritti d'autore  Carlos Pérez Osorio
Diritti d'autore Carlos Pérez Osorio
Di Filippo Menci
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
Condividi questo articolo Commenti
Condividi questo articolo Close Button

Rientrato in Italia dopo la carcerazione in Israele il giornalista italiano Lorenzo D'Agostino parla di come la Global Sumud Flotilla ha toccato l'opinione pubblica italiana, del ruolo del governo Meloni nelle fasi più critiche della missione. E di solidarietà tra popoli, attivisti e lavoratori

PUBBLICITÀ

Mentre cammina per le strade di San Lorenzo, a Roma, una donna lo riconosce e gli si avvicina, gli stringe la mano, lo ringrazia e tira dritto. "Mi sembra assurdo, non ci sono abituato a queste cose", dice Lorenzo D'Agostino, giornalista italiano nell'equipaggio della Global Sumud Flotilla.

Forse basta quest'immagine per spiegare i sentimenti che la spedizione ha risvegliato nell'opinione pubblica italiana e di molti altri Paesi. E soprattutto per comprendere cosa sono riusciti a mettere in moto 500 attivisti dal mare, alla cui chiamata ha risposto un equipaggio di terra tanto folto quanto inatteso.

Ma anche per domandarsi, in prospettiva, se la popolarità riscossa dalla missione non rischia di mettere in ombra la catastrofe che i palestinesi vivono a Gaza. Un punto sollevato più volte da Greta Thunberg e condiviso da molti all'interno della missione.

Le 54 barche della Global Sumud Flotilla sono partite alla volta di Gaza con l'obiettivo di aprire un corridoio umanitario diretto con la Striscia. D'Agostino è salito a bordo della Hio a Barcellona il primo settembre prima di essere arrestato illegalemente dall'esercito israeliano a 55 miglia dalle coste della Striscia il primo ottobre.

In trenta giorni di navigazione la Flotilla ha subito due attacchi con droni. La Marina italiana ha inviato una fregata, seguita poi da una nave militare spagnola. Governo, Quirinale e Vaticano sono intervenuti per chiedere agli attivisti di interrompere la missione e fare rotta su Cipro. Mentre in meno di due settimane due scioperi generali, cortei spontanei e una mobilitazione nazionale hanno portato milioni di persone in piazza in più di cento città italiane, bloccando porti, strade e stazioni ferroviarie.

Israele ha poi intercettato la Freedom Flotilla Coalition, un secondo gruppo di imbarcazioni che ha tentato di violare il blocco a cui è sottoposta Gaza. Sette dei nove italiani a bordo sono rientrati in Italia dopo l'arresto, mentre alla pubblicazione di quest'intervista Laura Cardile e Vincenzo Fullone sono in attesa di essere espulsi da Israele.

Riguardo alla detenzione hai raccontato di avere avuto l’impressione di trovarti in “un luogo davvero barbaro” e di sperare che “la barbarie finisse presto”. Puoi raccontare qualche episodio?

L’Idf ci ha sequestrato ma paradossalmente non sono stati loro ad accanirsi su di noi. Il trattamento peggiore lo abbiamo ricevuto dalla polizia di Frontiera e dalle guardie Carcerarie.

Un episodio in particolare mi ha lasciato talmente sbigottito che credo di averlo rimosso per qualche giorno. È la prima volta che lo racconto. C’era un attivista della delegazione malese affetto da una evidente forma di nanismo. Gli agenti non hanno smesso di deriderlo neanche un secondo, lo umiliavano, lo sbeffeggiavano e lo indicavano ogni volta che gli passavano davanti. Si spanciavano dalle risate.

Poi i selfie con Greta Thunberg, esibita come un trofeo, fotografata e circondata da bandiere israeliane ovunque andasse.

Gli agenti si davano man forte mentre si accanivano su di noi. Ho avuto la sensazione di essere in balia di bulletti delle medie ma armati fino ai denti. C’era molto infantilismo nei loro modi di fare, non gli bastava sequestrare e buttare via Kefiah e bandiere palestinesi. Prima dovevano calpestarle e sputarci sopra. Non riuscivano a concepire che un italiano non musulmano possedesse una copia del Corano, o che avessi delle salviette umide rosa perché “da femmina”.

Non vi hanno riservato maggiore cautela vista l’attenzione mediatica che avete ricevuto?

Erano persone chiaramente abituate a usare la violenza fisica per mettere in riga detenuti non disciplinati come noi ed erano chiaramente frustrati perché sapevano di non poterlo fare con noi bianchi. Hanno usato la violenza psicologica per dare sfogo a questa frustrazione. Ci hanno puntato i mirini laser dei fucili addosso. Agli attivisti arabi o comunque non occidentali della Flotilla è andata decisamente peggio. Al mio compagno di cella turco hanno rotto il braccio, e lo hanno lasciato senza antidolorifici per due giorni.

Ti sei preoccupato per gli attivisti della Freedom Flotilla?

Ho cominciato a preoccuparmi quando eravamo in viaggio e ho avuto notizia della loro partenza. Perché temevo sarebbe stato difficile tenere l’attenzione alta anche su questa missione come successo per la Global Sumud Flotilla. Per fortuna sto vedendo che le persone non si sono dimenticate, oggi (mercoledì 8 ottobre, ndr), anche io sarò alla mobilitazione qui a Roma.

Quello che mi spaventa però è che Israele comincia ad avere paura di questo tipo di missioni. Lo si vede nella doppiezza e nell'incoerenza della comunicazione tenuta anche in merito alla nostra carcerazione: da un lato il ministero degli Esteri ha definito menzogne le notizie sui maltrattamenti che abbiamo subito in prigione. Dall'altro il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha detto che abbiamo avuto quello che ci meritavamo, che ci hanno trattato come terroristi.

Ma di cosa comincia ad avere pausa il governo Israeliano? Di una spedizione più grande? Una flotta di centinaia di barche invece di 50?

In queste circostanze credo che con una flottiglia più numerosa qualche imbarcazione sarebbe arrivata a Gaza. Anche perché la presenza della fregata italiana ha impedito alla marina israeliana di cominciare le operazioni di intercettazione prima. E fermare 45 barche nelle ultime 50 miglia è tecnicamente complesso.

Ma non credo che sia la logistica a spaventare il governo israeliano. L’Idf è una macchina potentissima. Quello che li ha intimoriti è l’aspetto politico, e il punto di svolta credo sia stato lo sciopero del 22 settembre. Per la prima volta in due anni da quando è in corso il genocidio a Gaza, hanno visto una reazione importante da parte dell’opinione pubblica.

Come giudichi il ruolo del governo Italiano in questa vicenda?

Il governo italiano ha scelto di fare da cinghia di trasmissione della propaganda di intimidazione israeliana e delle sue tecniche di terrorismo psicologico contro la Flotilla. Lo dico perché mentre dalle altre cancellerie ci informavano che la prospettiva era quella di un’intercettazione, anche violenta, a cui sarebbe seguita una breve detenzione e la deportazione, cosa che poi è avvenuta, solo dall'Italia arrivava la notizia insistente che ci sarebbe stato un attacco letale, che ci sarebbe scappato il morto. Queste pressioni arrivavano anche in maniera diretta ai parlamentari a bordo.

Però il governo italiano ha inviato una nave della marina dopo l’attacco con droni al largo di Creta.

È vero. L’unica fregata che abbiamo visto è stata quella italiana. E la sua presenza ci ha garantito qualche notte di navigazione tranquilla dopo l’attacco. Perché io credo che gli israeliani non si siano azzardati a colpirci con un Paese alleato che ci dava una scorta armata. Ma anche in questo caso è sembrata una mossa funzionale alle intimidazioni israeliane. Perché a 150 miglia la fregata si è fermata, il suo invio non ha avuto effetti pratici sul compimento della missione. Ha ripetuto su Vhf l’appello a fermarci, a tornare indietro perché non avrebbero potuto garantire la nostra sicurezza, terrorizzando ulteriormente l’equipaggio della Flotilla.

Anche la Spagna poi ha mobilitato una nave seguendo l’esempio del governo Italiano.

Io ho anche scritto che la nave spagnola era arrivata, ma mi sono sbagliato perché in mare non è facile capire chi c’è intorno. Quello del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez è stato un bluff. Lui ha annunciato la partenza della Furor, ma l’imbarcazione non ci ha mai raggiunto. Era a Creta quando siamo stati intercettati.

Perché secondo te la Flotilla è diventata una questione politica sensibile in Italia e non in altri Paesi, anche rispetto alla Spagna, Paese in cui vivi e dove il tema è molto sentito?

Sanchez è riuscito a costruire per sé l’immagine del leader occidentale più filopalestinese, una partita facilissima da vincere. Gli sono bastate poche misure simboliche e l’invio di una nave. Per questo in Spagna non si è creata una frattura tra opinione pubblica e governo. In Italia la situazione è completamente diversa. C’è un’insoddisfazione che dura da vent’anni, per il Paese che va sempre peggio, la classe politica scadente e l’opinione pubblica è sempre più anestetizzata. Il governo Meloni è stato percepito, a ragione, come il principale alleato di Israele in Europa insieme alla Germania. Una posizione in forte contrasto con la vicinanza del popolo italiano a quello palestinese. La frustrazione era già altissima, la Flotilla è stato il detonatore di qualcosa che bolliva da tempo.

È stata questa la principale vittoria della Flotilla?

Come persone comuni, senza grossi finanziamenti e senza grandi organizzazioni alle spalle, abbiamo mostrato che non è vero che non si può fare niente. A molti è venuta la voglia di alzarsi dal divano e di reagire a quel senso di impotenza insopportabile provato durante due anni passati a scrollare sul telefono immagini orribili. Ma credo che il grande merito vada a chi da terra ha saputo dare una lettura intelligente di quello che stava succedendo.

Quello che secondo me ha cambiato tutto è stato il discorso del portuale di Genova, che ha detto: se succede qualcosa alla Flotilla da qui non esce un chiodo: “Noi blocchiamo tutto”. È diventato lo slogan delle manifestazioni. Si è creata questa solidarietà tra chi dal mare stava compiendo un gesto di disobbedienza simbolica e chi da terra ha potuto fare cose concrete, di impatto sull'economia dello sterminio, come bloccare le merci dirette a Israele. Questa solidarietà bellissima ha dato un senso inaspettato alla missione.

Come spieghi il coinvolgimento dell’opinione pubblica italiana?

Viaggiando da Barcellona alle acque di Gaza passando per Tunisi, la Sicilia e Creta vedi una terra e una civilizzazione abbastanza uniforme. È normale che i popoli del mediterraneo si sentano vicini per cultura, modi di fare, per il cibo. Ricordo che a maggio ho avuto la fortuna di conoscere Wael Al-Dahdouh, il giornalista di Al Jazeera a cui è stata sterminata l’intera famiglia mentre era in diretta in Tv. Lo abbiamo invitato per un evento a Bari, l’ho portato un po’ in giro e si è commosso guardando il litorale pugliese. Questo posto è proprio Gaza, ha detto, qui mi sento a casa. C’è una solidarietà forte del popolo italiano per la Palestina.

La mobilitazione oceanica vista in Italia in sostegno alla Flotilla può essere trasformata in consenso e cavalcata dall'opposizione? A bordo della missione c’erano parlamentari di Pd, Avs e M5s.

Credo che sarebbe più interessante vedere queste mobilitazioni trasformarsi in un potere popolare reale e capace di agire dove fa male, sulle cinghie economiche. Una forza non solo simbolica, che riempie le piazze, ma anche concreta, che chiude i porti ai carichi di armi. Io non ho dubbi sulla buona fede dei nostri parlamentari a bordo, sulle loro motivazioni a livello umano. E gli va dato atto che sono arrivati fino in fondo, facendosi arrestare. Ma rispetto alle rappresentanze di altri Paesi è come se avessero aderito alla missione con il freno a mano tirato. Soprattutto da area Pd si è spinto molto per dirottare la missione su Cipro. Non posso evitare di chiedermi perché davanti a un movimento popolare oceanico a livello globale, la politica istituzionale italiana non abbia voluto spingere sull'acceleratore.

Vai alle scorciatoie di accessibilità
Condividi questo articolo Commenti

Notizie correlate

Rilasciata Reyes Rigo: l'attivista era accusata di aggressione a un pubblico ufficiale israeliano

Italia: migliaia di manifestanti protestano contro blocco alla Flotilla bis

Greta Thunberg deportata da Israele dopo aver partecipato alla flottiglia di aiuti per Gaza