Le autorità israeliane hanno liberato tutti gli attivisti che facevano parte della missione della Flotilla abbordata all'inizio della settimana. Due italiani sono stati trasferiti in Giordania, faranno rientro nelle prossime ore
Beatrice Lio e Vincenzo Fullone, gli ultimi due italiani membri dell'equipaggio della seconda Flotilla abbordata dalla Marina israeliana all'inizio della settimana, sono stati liberati dal carcere di Ketziot domenica mattina e sono stati portati in Giordania, dopo aver attraversato il valico di Allenby.
I due attivisti, a differenza dei loro compagni, non avano optato per il rimpatrio immediato ma hanno scelto di attendere il provvedimento di espulsione delle Autorità israeliane.
La notizia del rilascio è stata data domenica mattina dall'Ambasciata d'Italia a Tel Aviv e poi è stata confermata dal movimento Freedom Flotilla.
Secondo quanto si apprende, una volta in Giordania, Lio e Fullone saranno assistiti dal personale dell'Ambasciata d'Italia ad Amman che ne agevolerà il rientro in Italia
Attivisti della Flotilla liberati da Israele
Tutti i partecipanti delle flottiglie 'Thousand Madleens' e 'Conscience' (Freedom Flotilla Coalition) sono stati poi rilasciati e nessuno è più sotto custodia.
Lo ha confermato il team legale internazionale di Adalah, che ha assistito i 145 attivisti, inclusi gli ultimi due con doppia cittadinanza Huwaida Arraf e Zohar Regev, le cui accuse penali sono decadute.
Adalah ha anche rappresentato 462 membri della precedente Global Sumud Flotilla.
Il team legale ha raccolto numerose e gravi testimonianze sui maltrattamenti subiti dagli attivisti da parte delle forze israeliane.
Le denunce includono aggressioni fisiche e verbali, confisca di beni, dure condizioni nel carcere di Ketziot (mancanza di cibo e acqua, negazione di medicinali salvavita e dell'accesso agli avvocati).
Sabato è tornata in Italia l'attivista Francesca Amoruso, dopo essere stata bloccata insieme al resto della Flotilla nelle acque internazionali.
"Accolta come se avessi portato a termine chissà quale impresa. Grazie, grazie davvero. Ma io non ho fatto nulla. Da due anni a questa parte, mi sentivo immobile, impotente, incapace di provare davvero una gioia, di viverla per più di 10 minuti, o di assaporare realmente, tanto il cibo quanto ogni esperienza quotidiana. Poi, ho scelto: ci provo, con tutto quello di cui dispongo, con tutte le mie forze. E, mentre ho cercato, con il mio minuscolo contributo, di essere parte del risveglio, di vedere con i miei occhi in modo più nitido il sogno e la speranza, purtroppo ancora così lontani, di una Palestina Libera, la Palestina ha liberato me", ha scritto Amoruso in un post sui social media mostrando il suo arrivo all'aeroporto di Bari.