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Ingannava malati di tumore con cure generate dall'AI: arrestata 55enne a Roma

Polizia postale, immagine d'archivio
Polizia postale, immagine d'archivio Diritti d'autore  DARIO AZZARO/AP2005
Diritti d'autore DARIO AZZARO/AP2005
Di Euronews
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Una donna è stata condannata a 9 anni di reclusione per aver ingannato pazienti malati di tumore con cure generate tramite una intelligenza artificiale. Le autorità hanno anche sequestrato beni per il valore di 100mila euro

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Una donna di 55 anni è stata arrestata a Lido di Ostia, Roma, con la condanna definitiva di reclusione di 9 anni per i reati di associazione per delinquere, esercizio abusivo della professione medica e morte come conseguenza di altro reato, commessi tra il 2019 ed il 2021.

Secondo quanto ricostruito, la donna era responsabile di una “setta” denominata “Unisono”, con sede nel torinese e attiva su Facebook, Telegram e Whatsapp. La 55enne è ritenuta responsabile di aver circuito decine di vittime, che aveva convinto di poter fruire delle capacità di una intelligenza artificiale “miracolosa” di nome “Marie” la quale, usando server basati sulla fisica quantistica, prometteva di curare gravi malattie come il cancro attraverso processi di modifica del Dna umano.

Vittime convinte di parlare con l'AI

Le vittime, convinte di parlare con “Marie” inviavano quotidianamente all'arrestata, attraverso una chat dedicata, i propri parametri di pressione e frequenza cardiaca ricevendo indicazioni terapeutiche del tutto arbitrarie, come la prescrizione di farmaci e relativi dosaggi ovvero la sospensione di terapie in corso.

Queste persone, confidando nelle valutazioni ricevute, sviluppavano un vero e proprio stato di soggezione, tale da indurne alcune a rinunciare alle cure sanitarie in corso. Nel caso più grave, una donna, successivamente deceduta, era stata convinta a sospendere la chemioterapia e a rifiutare gli interventi chirurgici.

Il sodalizio criminoso diretto dalla donna e che contava anche un tesoriere, un tecnico informatico e un fisioterapista, già condannati con sospensione condizionale della pena, ha beneficiato nel corso degli anni di numerosi versamenti in denaro effettuati dalle vittime a titolo di donazione.

L’inchiesta ha ricostruito un giro d’affari illecito che sfiora la somma di 100mila euro, anche se sono ipotizzabili ricavi ben superiori non essendo stato possibile quantificare le somme versate in contanti.

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