La Commissione europea lancia una profonda revisione della Politica Agricola Comune: semplificazione, fine della struttura a due pilastri e parziale rinazionalizzazione. Ecco cosa cambia per l’agricoltura europea
Quella che la Commissione europea si appresta a presentare oggi non è una semplice revisione della Politica Agricola Comune (PAC), ma l’avvio di una trasformazione profonda che ne ridefinisce le fondamenta. Dopo mesi di pressioni da parte degli agricoltori e di un acceso dibattito sulla semplificazione delle regole, Bruxelles si prepara a varare una riforma che fonde diversi strumenti finanziari e mette fine alla storica divisione tra primo e secondo pilastro.
Il commissario all’Agricoltura Christophe Hansen ha descritto la riforma come un’“evoluzione”, ma il pacchetto che sta per essere svelato ha tutti i tratti di una rivoluzione istituzionale.
Il cuore del cambiamento è l’adozione di un fondo unico, che assorbirà anche strumenti precedentemente separati come i sussidi alla pesca e i fondi di coesione.
Per chi conosce a fondo la PAC, l’eliminazione dei due pilastri in vigore dal 1999 è un segnale forte, quasi traumatico: si chiude un’epoca.
Un’unica cassa per tutto: la “Grande Fusione”
La PAC entra in un contenitore comune con la politica di coesione. Ecco cosa significa.
Il nuovo assetto prevede l’inclusione della PAC all’interno di un fondo unico europeo che comprenderà anche la Politica di coesione. Questo significa che due terzi dell’intero bilancio dell’Ue saranno soggetti alle stesse regole finanziarie.
Tuttavia, per evitare uno scontro frontale con il mondo agricolo, Bruxelles ha inserito un meccanismo di salvaguardia: una quota minima del fondo rimarrà vincolata agli obiettivi agricoli.
Pur con questa protezione, il principio di flessibilità introduce un’incognita importante. La logica che ha guidato la Commissione è quella della semplificazione amministrativa, ma per molti operatori si tratta di un accentramento che potrebbe portare a una progressiva marginalizzazione del settore agricolo rispetto ad altre priorità europee.
Sviluppo rurale: la sostanza resta, ma sparisce la forma
Il secondo pilastro viene eliminato, ma le misure continueranno sotto altra veste.
Tra le novità più rilevanti figura la cancellazione formale del “secondo pilastro” della PAC, che finora ha finanziato lo sviluppo rurale attraverso programmi pluriennali e cofinanziati.
Le azioni tipiche – dal sostegno ai piccoli agricoltori alle misure agro-ambientali – continueranno a esistere, ma perderanno la loro autonomia politica e amministrativa. In pratica, resteranno nel merito ma non nella forma: non più pilastro a sé, ma attività interne a una strategia agricola generale.
La continuità è assicurata anche dal mantenimento del principio di cofinanziamento, ma la sparizione della struttura duale rischia di rendere più difficile l’identificazione e il monitoraggio di queste politiche nel bilancio europeo.
La “C” di PAC è in pericolo
La rinazionalizzazione della politica agricola si avvicina: più potere agli Stati, meno all’Ue.
Uno dei punti più controversi della nuova architettura è il crescente ruolo degli Stati membri nell’attuazione della PAC. Già la riforma del 2021 aveva spostato molte competenze verso i governi nazionali, attraverso i piani strategici.
Con l’abolizione della struttura centralizzata e l’indebolimento della condizionalità comunitaria, la PAC rischia ora di perdere la sua componente “comune”.
Dal 2028, sarà il negoziato bilaterale tra Commissione e singoli Stati a definire le modalità di spesa. Il Parlamento europeo e altri attori sovranazionali avranno un’influenza molto ridotta. Questo scenario solleva forti dubbi sulla coerenza degli obiettivi agricoli tra i vari Paesi e potrebbe aprire la porta a strategie fortemente disomogenee.
Continuità e innovazione: i pilastri che restano
Il reddito agricolo viene tutelato, ma arrivano nuove misure per la resilienza.
Nonostante i profondi cambiamenti, alcuni strumenti fondamentali della PAC saranno mantenuti. I pagamenti diretti – sia quelli disaccoppiati basati sulla superficie, sia quelli accoppiati al tipo di coltura o produzione – continueranno a essere una componente centrale del sostegno al reddito.
Anche la riserva di crisi, pensata per rispondere a shock di mercato, resterà in funzione.
In compenso, arriva una novità significativa: tutti gli Stati membri dovranno istituire servizi di assistenza per le aziende agricole, in grado di supportare gli agricoltori in difficoltà per motivi familiari, di salute o legati alla natalità. Questo rappresenta un passo in avanti verso una PAC più orientata alla resilienza sociale, non solo alla produttività economica.
Un compromesso instabile tra semplificazione e identità
La nuova PAC segna un passaggio epocale, ma lascia aperti interrogativi politici e strategici.
Quella presentata oggi non è solo una riforma tecnica, ma una ridefinizione identitaria della Politica Agricola Comune. Nel nome della semplificazione, Bruxelles ha optato per una strategia ambiziosa che unisce fondi, regole e strutture amministrative.
Ma la perdita di alcune caratteristiche fondamentali – come i due pilastri, la centralità comunitaria e la condizionalità forte – solleva interrogativi sul futuro equilibrio tra integrazione europea e sovranità agricola nazionale.