Traffico di bambini e adozioni illegali: la Svezia valuta lo stop alle adozioni internazionali dopo un’indagine governativa che svela violazioni gravi
Una commissione d’inchiesta istituita dal governo svedese ha rivelato gravi irregolarità nelle adozioni internazionali effettuate dal Paese dagli anni ’70 ai primi anni 2000, arrivando a proporre l’interruzione definitiva di questa pratica.
"Oggi, con un maggiore rispetto per i diritti dei bambini, non possiamo accettare i livelli di rischio associati alle adozioni internazionali" ha dichiarato Anna Singer, presidente della Commissione svedese per le adozioni, durante la conferenza stampa di lunedì a Stoccolma.
La relazione è stata consegnata ufficialmente al ministro dei Servizi sociali Camilla Waltersson. Secondo quanto emerso, in ogni decennio analizzato sono stati documentati casi di traffico di minori, adozioni illegali e violazioni dei diritti fondamentali dei bambini e delle famiglie coinvolte.
La commissione ha raccomandato al governo di riconoscere pubblicamente le violazioni e scusarsi formalmente con gli adottati e le loro famiglie, oltre a pianificare un graduale abbandono delle adozioni internazionali e a garantire un supporto continuativo a chi è stato adottato.
Il ministro Waltersson ha dichiarato che il governo “prende molto sul serio” le conclusioni del rapporto. "È sempre più evidente che bambini e genitori sono stati danneggiati per decenni" ha aggiunto, specificando che ora l’esecutivo analizzerà le proposte formulate dalla commissione.
Margret Josefsson, vicepresidente di Adoptionscentrum — la più grande agenzia di adozioni del Paese — ha espresso perplessità su un eventuale divieto totale: “Se l’alternativa per un bambino è crescere in un istituto, una famiglia sicura in un altro Paese può comunque rappresentare la soluzione migliore”.
I “bambini rubati” e la denuncia dei media
L’inchiesta è partita nell’autunno del 2021, dopo un’indagine del quotidiano Dagens Nyheter che ha svelato casi eclatanti di “bambini rubati” provenienti da Corea del Sud, Cina, Sri Lanka e Cile. Il giornale ha documentato adozioni basate su dati falsificati, come bambini dichiarati orfani o abbandonati, mentre in realtà erano stati sottratti con l’inganno alle famiglie biologiche.
Le stesse rivelazioni sono state confermate lunedì dalla Commissione ufficiale, che ha parlato di adozioni effettuate “senza il consenso libero, volontario e informato dei genitori biologici”. In alcuni casi, i bambini sono stati rapiti da asili od ospedali, e i documenti contraffatti hanno reso impossibile la tracciabilità delle origini.
Il rapporto accusa direttamente anche le autorità svedesi, che secondo la commissione erano talvolta consapevoli delle irregolarità. “In alcuni casi sapevano che le violazioni erano in corso, in altri lo hanno scoperto in ritardo ma non sono intervenute”, si legge.
Un cambiamento europeo in corso
La Svezia si aggiunge così a una lista crescente di Paesi europei che stanno rivalutando o dismettendo del tutto l’adozione internazionale. I Paesi Bassi hanno già deciso di porre fine alla pratica dopo un’indagine simile nel 2021, mentre l’unica agenzia danese operante nel settore ha annunciato l’anno scorso l’interruzione delle attività.
Anche Norvegia, Belgio (in particolare la regione delle Fiandre) e altri Paesi stanno indagando sulle proprie pratiche, spesso collegate a segnalazioni di adozioni irregolari da Etiopia, Haiti, Gambia e altri Stati.
Con oltre 60.000 adozioni internazionali registrate negli ultimi cinquant’anni, la Svezia è stata uno dei principali Paesi europei coinvolti. Ora si prepara a voltare pagina, con un dibattito destinato a ridefinire per sempre la sua politica sull’infanzia.